Dylan a ruota libera a L’Officina della Musica

Alessio Brunialti ripercorre gli esordi di Dylan con parole e musiche
Quanti anni sono passati da quando uscì “Blowin’ in the wind” di Dylan? La risposta non se ne va nel vento, come canta Bob con un fatalismo prossimo al pessimismo esistenziale, ma è scritta, chiaramente, sulla copertina dell’album “The freewheelin’ Bob Dylan” e nella Storia della musica: 60.
Per i 60 anni di una milestone del secolo scorso, giovedì 7 dicembre a L’Officina della Musica di Como, il giornalista, critico musicale nonche buon musicista Alessio Brunialti (chi meglio di lui), torna ad animare una serata di musica e narrazione con il repertorio delle origini di Dylan e di altri cantautori che sgomitavano per farsi conoscere nei caffè del Greenwich Village.
Brunialti racconterà quei primi anni dei ’60 e quel quartiere di New York dove cresceva la counterculture da cui partiranno, poi, le grandi marce pacifiste contro la guerra in Vietnam. La stessa “Blowin’ in the wind”, scritta in dieci minuti al tavolino di un café dal il 21enne Robert Allen Zimmerman, arrivato a New York dal Minnesota da qualche mese, divenne il canto delle proteste contro la guerra, il manifesto di poeti e attivisti per decenni e un capolavoro che ancora oggi tutti cantano. Rolling Stone l’ha inserita nelle 500 canzoni migliori di tutti i tempi, definendola «un inno progressista adatto a tutti gli scopi, che suggerisce che le cose devono cambiare e cambieranno». E qualcuno si chiede, ancora, perchè un Premio Nobel per la letteratura sia stato dato ad un cantante.
Pensare che, prima di meritare il Nobel, prima di “contenere moltitudini”, Bob Dylan era Robert Allen Zimmerman un imberbe scappato di casa, letteralmente, arrivato a New York per cercare di fare ascoltare le sue canzoni, forte di una voce nasale e sgradevole che, però, lo rendeva unico, così come i testi dei suoi primi brani. Nel 1962 cambiò legalmente il suo nome in Bob Dylan e pubblicò il primo, omonimo, e non memorabile album. Ma l’anno successivo arrivò “The freewheelin’ Bob Dylan” con quella copertina che diventerà una sua icona e le canzoni “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”, “Don’t Think Twice, It’s All Right”, “Girl from the North Country” e la già citata “Blowin’ in the wind”, segnarono l’inizio di un mito che oggi, a 82 anni compiuti il 24 maggio, è più forte che mai come testimonia il successo mondiale del tour «Rough and Rowdy Ways» che ha toccato anche l’Italia quest’anno.

Un po’ cantante, un po’ poeta, un po’ profeta e un po’ menestrello, è un Bob Dylan a ruota libera, come da titolo del suo album, quello che Alessio Brunialti racconterà, giovedì, a L’Officina della Musica, le prime canzoni con la traduzione dei testi, perché un Premio Nobel è sempre un Premio Nobel e le parole contano.
P.S. non per Mogol che nella versione italiana di “Blowin’ in the wind” tradusse la frase, piena di mesta disillusione, the answer is blowin’ in the wind con un più scanzonato risposta non c’è, o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà. A cantarla erano i Kings, ma chi se li ricorda.

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posti limitati – prenotazione consigliata tramite messaggio whatsapp, indicando nome e cognome dei partecipanti, a uno dei seguenti numeri: 3517066922 – 3492803945