di Davide Fent |
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Santarella: una ferita aperta in città

3 gennaio 2024 | 10:37
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Santarella: una ferita aperta in città
Santarella: una ferita aperta in città
Santarella: una ferita aperta in città

La costruzione dell’antistante parcheggio ha, parzialmente, ripulito un lato dell’edificio in viale Roosevelt che contuinua a versare in statto di degrado

di Davide Fent

Una enorme discarica. Cumuli di rifiuti accatastati ovunque accanto ai segni ancora evidenti del devastante incendio divampato il 29 aprile del 2016. La Santarella, la ex centrale termica della Ticosa e’ piena di detriti, erbacce, si presenta come un paesaggio lunare e devastante, doveva essere il fiore all’ occhiello di una desolante area in abbandono. Un degrado inaccettabile, visto anche che la Santarella non è un piccolo e nascosto anfratto per chi arriva a Como, ma un’importante strada di scorrimento proprio come entrata in città percorsa ogni giorno da migliaia di automobilisti e da decine di mezzi per il trasporto pubblico.

I residenti da tempo chiedono che la zona venga ripulita e trattata come un monumento e non come una discarica, ritrovo anche di disperati. A puntare il dito contro questa situazione sono anche personalità del mondo intellettuale cittadino che chiede l’intervento del Sindaco e della Giunta magari su sollecitazione anche della prefettura commissario per ripulire e rendere più accogliente la zona.

santarella

Tutelare la cultura architettonica è fondamentale per la nostra società, e il nostro compito è di preservare il più possibile edifici antichi e tipologie architettoniche storiche. La tutela dei beni architettonici ha proprio questo compito, e si adopera per conservare edifici antichi prestando la massima attenzione ai loro dettagli costruttivi, ma lasciando visibili le tracce dell’età e degli utilizzi precedenti, e riducendo al minimo necessario gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. La funzione principale della tutela architettonica, quindi, non è ricostruire, ma conservare il costruito storico.

Il restauro o il recupero di un edificio storico va sempre progettato e seguito caso per caso, rispettando i vincoli imposti dalla sovrintendenza e concordando con la stessa le modalità di intervento. In questi casi sono anche ammesse deroghe dai regolamenti vigenti in materia di risparmio energetico. L’efficacia di un restauro conservativo non dipende solo dalle capacità manuali degli architetti, ingegneri, artigiani coinvolti, ma anche dall’impiego di materiali edili adeguati. Proporre per il restauro dei beni sotto tutela una gamma ampia di malte, intonaci da fondo, rivestimenti murali e pitture realizzate in analogia ai materiali storici. L’ obiettivo è di mettere la  professionalità di tecnici  e i materiali, più idonei al servizio della salvaguardia architettonica, dando così un contributo concreto a conservare questi beni per le generazioni future.

santarella

Tra i progetti importanti, quello sulla Ticosa è il più problematico. Sull’area, in prossimità della città storica, nella quale fino al 1982 erano attivi gli stabilimenti della grande azienda tessile comasca, continuano ad esserci tante incertezze. Dopo la chiusura e l’abbandono. Dopo le demolizioni del 2007 e il trasporto dei detriti nella discarica di Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria, del 2008.

Soprattutto dopo che la AM Development già Multi Devolepment Corporation BV, poi Multi Investment BV, società che opera nel mercato come investitore e sviluppa progetti nelle zone urbane, aveva vinto l’appalto per la vendita dell’area nel luglio 2006. Costo dell’operazione 15.000.000 di euro. Nel Programma di Intervento Integrato “ex Ticosa”, secondo il bando dell’amministrazione comunale, previsti 37.817 mq di nuove costruzioni perlopiù a carattere residenziale, oltre che commerciale, terziario, produzione di servizi e ricettivo. Con il recupero dell’ex centrale elettrica Santarella, sottoposta a vincolo per interesse storico-artistico da parte della Direzione generale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia.A distanza di anni da quella bozza di progetto l’area tra via Achille Grandi e via Regina Teodolinda è ancora desolatamente abbandonata. Il problema è che i privati sembravano disposti a investire per l’acquisto dell’area, meno della metà dei 15 milioni previsti dal bando del 2006. Il Comune non vuole “svendere” un bene pubblico, incassando meno di quanto avrebbe dovuto dalla vendita del comparto. Per di più, venendo ad avere poche opere di interesse pubblico.

Senza contare la questione della bonifica intorno alla Santarella, che il Comune vorrebbe evitare, limitandosi ad una messa in sicurezza dell’area. Circostanza questa che costringerebbe a concentrare le nuove volumetrie nel settore già bonificato. Non solo. Sostanzialmente escluderebbe dalla ricostruzione la Santarella. Decisione tutt’altro che nefasta. Tutt’altro. Proprio l’edificio dell’ex centrale elettrica potrebbe diventare il fulcro di una operazione diversa. Trasformandosi da presunto ostacolo di un’urbanizzazione pensata in maniera convenzionale a propulsore di un intervento di riuso attento e consapevole di un pezzo della Storia recente della città.

Le opzioni? Prima di tutto l’utilizzo come spazio culturale, anche se può rischiare di sembrare la consueta, vaga, proposta da contrapporre alla costruzione di edifici a funzione residenziale e commerciale. Forse ancora di più quella di farne, come sosteneva da tempo l’Assessore Lorenzo Spallino, la nuova biblioteca dell’Università dell’Insubria, attualmente collocata nella sede di via Oriani, al Chiostro di Sant’Abbondio. Se l’edificio che avrebbe dovuto costituire, nel progetto complessivo di rigenerazione della maxi area dismessa, l’elemento marginale, finirà per assumere un ruolo preponderante, avrà prevalso un modello di città “diverso”. Nel quale i monumenti, anche quelli di archeologia industriale, avranno una loro centralità. Entreranno a far parte del tessuto moderno, senza essere cannibalizzati oppure lasciati nell’abbandono.

Davide Fent