Giornate FAI di Primavera in Lombardia

Sono 129 i luoghi che apriranno le loro porte in 51 comuni lombardi. Qui una selezione di quelli più vicini a Como
Domani e domenica scatta la XXXII edizione delle Giornate FAI di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano; come ricorda il FAI: raccontare l’Italia è il primo passo per tutelarla e valorizzarla. 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero. La delegazione di Como ha scelto otto delizie che rappresenteranno il territorio per questa edizione, qui dove, quando e come visitare questi luoghi.
Nel resto della regione c’è solo l’imbarazzo della scelta tra ville, castelli, chiese, edifici civili e siti naturali che rimarranno aperti per visite guidate, saranno 129 i beni che apriranno le loro porte in 51 comuni grazie ai Volontari delle 17 Delegazioni, degli 8 Gruppi FAI e dei 16 Gruppi FAI Giovani attivi in Lombardia. Qui un riassunto dei più vicini a Como, l’ elenco completo dei luoghi aperti e modalità di partecipazione all’evento su https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=LOMBARDIA IMPORTANTE: Si raccomanda di controllare sul sito i giorni e gli orari di apertura prima della visita, potranno esserci variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse.

Giornate FAI di Primavera in Lombardia
MILANO
Grattacielo Pirelli
Comunemente conosciuto come “il Pirellone”, il grattacielo Pirelli è uno dei simboli della città e con i suoi 127 metri e 31 piani fino al 2010 ha dominato lo skyline milanese. Costruito tra il 1956 e il 1960, è considerato il capolavoro dell’architetto Gio Ponti e del suo studio. A commissionarlo è stato il gruppo industriale Pirelli, capitanato dai fratelli Alberto e Piero Pirelli, i quali desideravano promuovere l’immagine della società con un edificio rappresentativo, in una posizione strategica a ridosso della Stazione Centrale e nell’area destinata al nuovo centro direzionale. Qui esistevano già alcuni stabilimenti del gruppo, distrutti dai bombardamenti aerei durante la Seconda guerra mondiale. Inaugurato il 4 aprile 1960, nel 1978 l’edificio fu ceduto dalla società Pirelli al Consiglio Regionale della Lombardia. Dopo l’acquisizione da parte della Regione, l’edificio – sotto la guida di Bob Noorda ed Egidio Dell’Orto prima e in seguito di Vico Magistretti – è stato oggetto di lavori di adeguamento che hanno comportato la rimozione di tutte le pareti mobili e dei rivestimenti vinilici, sostituiti da marmi e moquettes. Un secondo restauro nel 2004 ha in seguito riportato l’edificio allo splendore originario dopo l’incidente aereo dell’aprile 2002: esternamente sono state ripristinate le facciate continue e gli oltre 12.000 mq di tesserine in ceramica; inoltre, recuperando il progetto e i disegni originari, è stato realizzato un nuovo rivestimento del piazzale in gomma e ceramica di colore grigio e nero. Sono stati inoltre ripristinati i pavimenti in linoleum ai piani. L’edificio ospita varie sale istituzionali e culmina all’ultimo piano nel rooftop dedicato a Enzo Jannacci, che offre una vista unica sulla città. In cima al grattacielo, dal 2017 risiedono degli inquilini molto speciali: una coppia di falchi pellegrini “urbani”.
Dolce&Gabbana Beauty (via Kramer) – ingresso riservato agli iscritti FAI
Nel quadrante est di Milano, subito fuori dalle mura spagnole, vide la luce alla fine del XIX secolo il monastero benedettino del Santissimo Sacramento, successivamente danneggiato durante i bombardamenti su Milano nel corso della Seconda Guerra Mondiale e ricostruito nel 1953. A un secolo dagli eventi bellici, nello storico edificio ottocentesco di via Kramer in cui ancora oggi dimorano le monache di clausura, nasce nel 2023 la sede della neocostituita Dolce&Gabbana Beauty. La sede che si ammira oggi è il frutto di un importante intervento di recupero e di riqualificazione architettonica e l’armonica commistione di antico e moderno si apprezza negli uffici e negli spazi di rappresentanza. Qui, rivestimenti in quarzite nera e marmo di Candoglia fanno da tappeto alla lunga galleria culminante in una cappella in cui è presente la statua di Sant’Ignazio Martire (opera di Pietro Ferroni datata 1811-12), in prestito dal Duomo di Milano nell’ambito dell’iniziativa di mecenatismo “Adotta una Statua” promossa dalla Veneranda Fabbrica del Duomo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano. Un’opportunità per valorizzare statue non più in opera sul Monumento rendendole nuovamente fruibili, con lo scopo di avvicinare la cittadinanza ai bisogni della Cattedrale. Sulla navata a piano terra si affacciano quattro sale identiche con ancora evidenti le persistenze strutturali delle originali pareti in mattoni e soffitti alti sei metri. Sul fianco destro dell’imponente corridoio, a chiusura dell’antico chiostro di clausura, sono installati dei serramenti fissi con vetro cannettato, chiusi da un grande cancello in ferro. L’eccezionalità dell’apertura consiste nella scoperta di una realtà imprenditoriale globale, ma con radici meneghine, che muove i suoi primi passi all’interno di un bene storico. Un interessantissimo esempio di rivalutazione del tessuto storico milanese attento al suo passato ma con una visione internazionale e rivolta al futuro.
Palazzo Marino
Situato nella zona monumentale ottocentesca post-unitaria del centro storico, Palazzo Marino è sede del Comune di Milano dal 1861. Commissionato dal banchiere e commerciante genovese Tommaso Marino per farne la sua residenza, è un capolavoro assoluto della storia dell’arte manierista, costruito fra il 1557 e il 1563 su progetto dell’architetto perugino Galeazzo Alessi, da tempo trasferitosi a Genova e appositamente convocato per l’occasione. Orientato in origine verso Piazza San Fedele, dopo l’Unità d’Italia – divenuto sede comunale – fu concluso con la nuova facciata su Piazza della Scala, grazie all’importante lavoro di restauro di Luca Beltrami nel 1886 che ebbe seguito a un lungo periodo di decadimento dell’edificio. In occasione delle Giornate di Primavera il pubblico potrà attraversare il cortile d’onore originale del Cinquecento, con la raffigurazione a bassorilievo delle Fatiche di Ercole e delle Metamorfosi di Ovidio, per visitare il Salone d’onore con le Muse affrescate dalla scuola dei genovesi Andrea e Ottavio Semino, le Quattro Stagioni a opera di Aurelio Busso e i busti giganti di Marte e Minerva in cocciopesto. L’eccezionalità della visita consiste nell’occasione di ripercorrere un pezzo di storia milanese, quella del primo palazzo cittadino che è anche uno scrigno d’arte e di storia, normalmente chiuso al pubblico. Durante l’itinerario che partirà da Piazza della Scala, si potranno ammirare in sequenza la Sala Marra, la Sala Consiliare, la Sala dell’Orologio in cui sono attualmente esposte le bandiere olimpiche, la Sala della Giunta, con strappi di affreschi di Giambattista Tiepolo, per poi tornare nuovamente in Piazza della Scala
L’Ippodromo Snai San Siro tra natura, arte e cavalli
Polmone verde, location polifunzionale, e soprattutto luogo aperto alla cittadinanza, in grado di accogliere tutti gli sport equestri ma anche arte e musica, dove passato e futuro possono incontrarsi e regalare ai cittadini un connubio di storia e innovazione. Realizzato dall’architetto Paolo Vietti Violi, l’Ippodromo Snai San Siro venne inaugurato nell’aprile 1920. Il complesso – che si distingue per il suo unico stile liberty – è composto da piste per le corse, campo di gara per l’equitazione, piste di allenamento, tribune e scuderie immersi nel verde. Di proprietà di Snaitech, l’impianto è unico nel suo genere, sia per la vastità degli spazi che per la coesistenza di valori ambientali, architettonici e culturali. Dal 1999 l’Ippodromo Snai San Siro ospita il Cavallo di Leonardo, la scultura di Nina Akamu realizzata sulla base dei disegni di Leonardo da Vinci: collocato davanti a uno degli ingressi principali, il Cavallo ha dato il benvenuto a quasi un milione di visitatori che hanno visitato l’Ippodromo in questi anni. Il Cavallo di Leonardo sarà una delle tappe del percorso FAI previsto quest’anno, oltre a spazi normalmente non accessibili al pubblico come la Palazzina del Peso, la sala Bilancia e il cortile per l’insellaggio. Infine, la grande novità di questa edizione, sarà la nuova Tribuna del Trotto, ex tribuna secondaria, recentemente restaurata e riportata al suo antico splendore.
Galtrucco
Marchio storico della celebre azienda di tessuti della Lomellina di fine Ottocento, la Galtrucco deve la sua notorietà, oltre che alla qualità dei tessuti, alla bellezza delle sue vetrine, al rapporto con i grandi stilisti, all’architettura e agli arredi dei negozi ideati da rinomati progettisti. Il Salone dei Tessuti vide la luce intorno al 1925, quando la famiglia acquistò un vecchio capannone in via San Gregorio 29 per demolirlo e costruirvi una nuova palazzina in stile neogotico destinata ad abitazione e a magazzino per stoccaggio/controllo qualità e metraggi dei tessuti. Cessata la vocazione originaria, il Salone è stato ristrutturato nel 2005 per divenire uno spazio per eventi o esposizioni legati soprattutto a moda e design, pur mantenendo le sue caratteristiche originali: pavimento in legno, colonne con capitelli in stucco, termosifoni in ghisa, boiserie con gli sportelli per l’accoglienza dei clienti e i tavoloni in rovere massiccio per l’esposizione dei tessuti. Galtrucco conserva inoltre l’archivio aziendale, composto da testimonianze della ricostruzione del centro cittadino nel dopoguerra, da fotografie dai primi del ‘900 agli anni Novanta, articoli di giornale, cartoncini pubblicitari, illustrazioni di Brunetta e 299 bozzetti, di cui 160 figurini con modelli degli anni ’50, che costituiscono testimonianza dell’epoca d’oro della moda milanese.
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Stazione Carabinieri – Compagnia Milano Duomo – ingresso riservato agli iscritti FAI
La piccola piazza San Sepolcro, con le sue stradine che la circondano, può essere considerata il centro della Milano archeologica, vero e proprio cuore dell’antica Mediolanum, su cui affacciano antiche chiese, musei d’alto valore culturale, palazzi nobiliari delle grandi Signorie e importanti architetture del Novecento. In particolare, su Piazza San Sepolcro sorge il quattrocentesco Palazzo Castani – rimaneggiato nel Settecento – della cui antica origine rimane traccia nel portale al centro della facciata. La sua storia si intreccia saldamente con quella del Novecento, poiché proprio a Palazzo Castani il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò i Fasci di Combattimento. Nel 1936, sempre per volontà di Mussolini, questo edificio divenne la sede della “Casa del fascio primogenito” e i lavori per il suo ammodernamento vennero affidati all’architetto Piero Portaluppi che ne ampliò i due lati. Questi interventi sono visibili ancora oggi, in particolare sull’attuale facciata prospiciente via Fosse Ardeatine. Infatti, seguendo il gusto tipico del ventennio fascista contraddistinto da un ritorno al modello dell’arte e della architettura classica, è possibile notare l’ingresso principale rivestito con lastre di granito chiaro e liscio, e con le decorazioni sempre in facciata di quattro vittorie alate. Sempre degli anni Trenta è la Torre Littoria, svettante su piazza San Sepolcro proprio accanto alla facciata antica di Palazzo Castani. All’interno dell’edificio è possibile ammirare un’ampia sala che, al tempo in cui era la sede della Casa del Fascio, fu adibita a sacrario, con pareti ricoperte di granito scuro e ruvido e sul cui soffitto si possono ancora ammirare cinque vittorie alate in bassorilievo realizzate dallo scultore Lucio Fontana. Attualmente l’edificio ospita i comandi dell’Arma dei Carabinieri: Gruppo Milano, istituito nel 1973, Compagnia Milano Duomo, istituita nel 1965 e Stazione Milano Duomo Principale.
Ex Palazzo del Banco di Roma, noto come Palazzo Edison (DLA Piper) – ingresso riservato agli iscritti FAI
La sede milanese dello studio legale DLA Piper sorge nel distretto degli Affari, dove trovano sede altri istituti bancari e istituzionali. Nato come palazzo del Banco di Roma, l’edificio fu costruito tra il 1938 e il 1941 dall’architetto Cesare Scoccimarro nella centrale Piazza Edison, in un lotto di forma triangolare. L’architettura è monumentale e caratterizzata dalla facciata concava del torrione che fa da quinta a Piazza Edison, sulla quale si affaccia. Sul torrione domina un bassorilievo raffigurante la Lupa che allatta Romolo e Remo, mentre sui due lati di Via Bocchetto e Via della Posta sono raffigurate la Dea Roma e Sant’Ambrogio. Nel 2015, il palazzo è stato completamente ristrutturato nelle sue parti interne per accogliere le esigenze degli attuali uffici, mentre sono state restaurate e preservate le parti architettoniche di maggior pregio, quali gli esterni, i fregi e la scala decorata a mosaico. La visita in occasione delle Giornate FAI prevede un percorso verticale: dall’ingresso al piano terra si salirà fino al settimo piano, dalla cui terrazza si gode di una magnifica vista a 360° sulla città, per scendere quindi fino al piano – 4 alla scoperta del labirintico rifugio anti-aereo.
Sky Italia: nel cuore della Tech-Media Company) – ingresso riservato agli iscritti FAI
Il quartiere di Rogoredo/Santa Giulia rappresenta un esempio perfetto di riqualificazione della periferia. Da diversi anni vive un importante processo di trasformazione con la costruzione di edifici destinati alla realizzazione di un business district ispirato al principio della sostenibilità. L’obiettivo è altresì l’apertura di luoghi destinati alla collettività, favorendo occasioni di aggregazione e di incontro per tutto il quartiere. I residenti potranno quindi contare su luoghi aperti per lo sport e il tempo libero, così come servizi e commercio di vicinato, in risposta alle proprie esigenze. La struttura architettonica di Sky si compone di 2 edifici collegati da un bridge. Il Building 1, dedicato alle aree tecniche, è il cuore pulsante della sede e può contare su diversi Studi televisivi. Il Building 2 ospita le redazioni editoriali (Sky Sport, Sky TG24) e le direzioni di staff. La visita comincerà nella Hall situata al piano terra del bridge, dove i visitatori avranno l’occasione di approfondire le molteplici iniziative intraprese da Sky per minimizzare l’impatto ambientale delle proprie attività: ad esempio, come l’azienda è riuscita a diventare carbon neutral dal 2006, e come sta lavorando per rispettare l’impegno di dimezzare le proprie emissioni entro il 2030. Proseguirà poi all’interno del Building 1, dapprima attraverso gli Studi al piano terra, e a seguire attraverso le Regie al piano 1.Ad esempio: negli Studi 2 e 6, che sono i più grandi, è dove vengono realizzate le produzioni di punta; lavorano per lo più su dirette ed eventi live; possono contare su ledwall ad altissima risoluzione, che permettono di ricorrere alla realtà aumentata per ricreare elementi grafici che contribuiscono ad arricchire la narrazione del programma e a produrre un’esperienza completamente immersiva. Lo Studio 3, chiamato anche Infinite, è lo studio green di Sky: un limbo verde che permette di ricreare scenari sempre diversi, con macchine grafiche molto performanti che reindirizzano la scenografia in tempo reale e riescono ad adattarla in prospettiva, in base all’angolo di ripresa in uso in quel momento. Lo Studio 6 è la Casa dello Sport! Questo studio accoglie le produzioni live di Sky Sport 24, tutti gli show pre- e post-partita di Champions League, Europa League, Serie A e Serie B, Sky Calcio Club e tutte le Produzioni Originali di Sky Sport. Al primo piano del Building 1 visiteremo poi le 6 regie, tutte full HD, di cui 2 dedicate alla Remote Production (per Formula 1 e MotoGP). Le regie video, composte da circa 12 postazioni, sono attive sulle produzioni più impegnative e presidiate da varie figure tecniche. In regia audio sono presenti gli strumenti di controllo dei radiomicrofoni. Infine, le sale apparati ospitano le parti elettroniche delle macchine in utilizzo nelle regie. Torneremo poi nella Hall al piano terra per terminare la nostra visita.
Mirabello, Villa/Cascina rinascimentale in un’oasi di verde
Protagonista del quartiere “Maggiolina” è Villa Mirabello, dimora-cascina quattrocentesca, oggi sede della Fondazione VILLA MIRABELLO Onlus. L’area fu acquistata dalla famiglia Mirabello nel XV secolo e nel 1445 entrò in possesso di Pigello Portinari, un nobile fiorentino che vi fece costruire un complesso a metà tra un casino di caccia e una villa di delizia. Dopo essere stata possedimento dei Landriani, dei Marino e dei Serbelloni, dalla seconda metà del Cinquecento la Villa, utilizzata a soli fini agricoli, andò incontro a una triste decadenza interrotta solo dai restauri di inizio Novecento ad opera degli architetti Perrone e Annoni. Dal 1920 è sede della Casa di lavoro e patronato per i ciechi di guerra di Lombardia, che nel maggio 2011 si è trasformata nella Fondazione VILLA MIRABELLO Onlus. Il complesso di Villa Mirabello si struttura secondo una disposizione ad L. Internamente, conserva le decorazioni araldiche dei Landriani e dei Brivio e alcune tracce di affreschi. All’esterno, presenta una facciata tardogotica in mattoni a vista, con finestre archiacute, spalle in cotto e intonaco graffito. Al centro del piccolo cortile a loggiato si trova la vasca del “mangia bagaj”, il drago visconteo, una copia realizzata da Luca Beltrami su modello dell’opera originale proveniente dal Castello di Vigevano. A chiudere la corte c’è l’ala dei rustici, aggiunta al nucleo originario assieme al camminamento coperto che collega la Villa alla adiacente cappella di preghiera dedicata alla “Mater Amabilis”, con affreschi risalenti al Quattrocento. Durante le giornate FAI di Primavera, i visitatori scopriranno le stanze affrescate, recentemente restaurate, all’interno del complesso di Villa Mirabello, che racchiude 6 secoli di storia, e il segno lasciato dalle varie famiglie che ne furono proprietarie, dai Mirabello, ai Portinari, ai Landriani, ai Marino, sino ai Serbelloni-Brivio e vedranno la ristrutturazione dell’edificio ad opera di Luca Beltrami. Oggi la Fondazione Villa Mirabello ONLUS si dedica ai servizi per i più fragili con attenzione agli ipo e non vedenti e a ospitare eventi artistici – culturali e formativi.

Lo scrigno del barocco lombardo: Santuario di San Giuseppe
La chiesa sorge in via Verdi, nei pressi del Teatro alla Scala, sul confine del quartiere conosciuto come la “Contrada degli Andegari”, che fu tra le prime a Milano a essere pavimentate con mattoni disposti a spina di pesce. Nel 1503 fu fondato il Luogo Pio di San Giuseppe, deputato all’assistenza di giovani donne non sposate. In seguito alla visita del cardinale Carlo Borromeo nel 1568, si realizzò quanto la chiesa fosse ormai troppo piccola per le esigenze dei fedeli della parrocchia, per cui nel 1575 se ne decretò l’ingrandimento, con un progetto affidato a partire dal 1607 a Francesco Maria Richini. Soppresso nel 1784 il Luogo Pio di San Giuseppe nell’ambito delle riforme giuseppine, la chiesa venne chiusa al culto fino al 1809; il Santuario è oggi di proprietà di Intesa Sanpaolo. La chiesa di San Giuseppe è considerata come uno degli edifici più rappresentativi del primo barocco lombardo, nonché uno dei capolavori del Richini: punto di stacco con l’architettura manierista, servì da prototipo per le chiese barocche nell’uso della pianta longitudinale, specialmente nel nord Italia e talvolta in Europa centrale. La facciata, chiaramente ispirata alla chiesa di Santa Susanna alle Terme di Diocleziano di Carlo Maderno, contribuisce a farne un interessante esempio di architettura di tradizione lombarda aggiornata ai nuovi gusti barocchi emergenti a Roma. Lo schema della facciata, con nicchie, colonne e lesene e finestrone fu riutilizzato dallo stesso Richini nel progetto per la facciata della Chiesa di Santa Maria alla Porta. Nelle cappelle laterali e nel presbiterio si scorgono capolavori di autori lombardi quali Giulio Cesare Procaccini, Montalto, Andrea Lanzani. Il complesso dell’altare maggiore, risalente al XVIII secolo, presenta i tipici caratteri della scultura tardo barocca, ed è realizzato in marmi policromi con aggiunte di pietre pregiate.
COLTURANO (MI)
Palazzo Fregoso
Sorto in epoca medievale, molto probabilmente come grangia dell’ordine Cistercense o degli Umiliati, il complesso appartenne tra i secoli XIV e XV ad alcuni rami della dinastia Viscontea, passando poi al cavaliere Antonio Fileremo Fregoso, poeta e gentiluomo alla Corte ducale degli Sforza, a sua volta sposato con la nobile Fiorbellina Visconti. In seguito, tra i secoli XVI e XVII, i discendenti del Fregoso suddivisero l’edificio in varie proprietà, che pervennero rispettivamente all’Ospedale della Pietà di Milano poi divenuto Pio Albergo Trivulzio e ai conti Scotti Gallarati. Nel Novecento giunse la famiglia Rossi ed infine ai due attuali proprietari Meloni e Maddinelli. L’apertura nelle Giornate FAI prevede la scoperta del palazzo, normalmente non fruibile perché proprietà privata, mediante un itinerario composto da cinque soste che abbraccia un periodo storico che parte dal 1300 fino ad arrivare ai giorni nostri. La storia del Cavaliere Fregoso, poeta cortigiano che si ritirò in esilio volontario nel suo feudo a Colturano dove compose le sue più importanti opere, sarà protagonista della prima parte della visita. In seguito, sarà possibile accedere ad alcune sale del primo piano per scoprire quel che resta degli affreschi biblici e le trasformazioni del palazzo in luogo di lavoro agricolo nel corso del ‘900 dove si coltivava il grano, si faceva il burro e il formaggio. I recenti restauri, effettuati nelle parti esterne, hanno riportato all’antico splendore questo palazzo annoverato fra le antiche dimore storiche italiane e che conserva la stratificazione di secoli di storia che ne hanno mutato più volte l’uso. Nel corso del restauro sono venuti in luce affreschi rinascimentali che potranno essere oggetto di successivi restauri.
CASSANO D’ADDA (MI)
Cassano D’Adda: un museo diffuso
In Giornate FAI si percorrerà un itinerario urbano, passando per il Centro Storico di Cassano, osservandolo come un vero e proprio Museo diffuso. Si presenterà il Castello Visconteo, trecentesco, poi integrato con parti quattrocentesche, l’esterno ed il cortile interno con i suoi affreschi. Si passerà poi al seicentesco Oratorio di San Dionigi, decorato con un ciclo di affreschi ispirati alla vita del Santo; di particolare rilievo quelli del Fiamminghino. Poi la settecentesca Casa Berva, che mostra rari affreschi a soggetto ornitologico, segno della cultura illuminista del tempo, interessata alla natura e curiosa rispetto le nuove specie portate dalle terre lontane che venivano esplorate. Unitamente all’interesse scientifico oggettivo, le decorazioni presentano pregevoli trompe-l’oeil architettonici. Di fronte, si apre il parco Belvedere, originariamente della vicina Villa Rosales, ora parco pubblico comunale. Infine, Palazzo Somaglia, di fine ‘600, contaminazione tra il barocco del secolo uscente e lo stile settecentesco.

MONZA
U-Power Stadium
Anche conosciuto con il nome storico Stadio Brianteo, l’U-Power Stadium è un impianto sportivo multifunzionale che ha sede nella città di Monza, nel quartiere Cederna dove un tempo sorgeva il Cotonificio Cederna, emblema dell’industria tessile monzese, oltre che quartiere sede dell’Arena di Monza, palazzetto dello sport. Dopo una lunga gestazione iniziata con la presentazione del primo progetto nel 1979, fortemente voluto dal Presidente dell’epoca di AC Monza Valentino Giambelli, il 13 novembre del 1982 viene posata la prima pietra dopo varie modifiche progettuali riguardanti l’imponente struttura che sorregge la copertura della tribuna. Lo stadio venne completato nel 1985 e inaugurato nel 1988 in occasione della partita di Coppa Italia Monza-Roma. Dal 2019, grazie all’avvento di Fininvest, l’infrastruttura è stata ammodernata con la tecnica “a cantiere aperto”, rendendolo oggi uno stadio all’avanguardia e in grado di ottenere la licenza UEFA. Ultimato a fine anni 80 il Brianteo è un esempio di architettura sportiva moderna con riferimento al tardo brutalismo dove il cemento armato a vista e le linee decise e marcate mettono in evidenza gli elementi strutturali. Il settore centrale è caratterizzato da una copertura sospesa, innovativa per l’epoca, ancorata alle due torri laterali. Gli interventi avviati nel 2019 hanno permesso di ampliare e rinnovare l’intera struttura. Gli spazi interni e la zona degli spogliatoi sono stati ristrutturati e la tribuna ovest ospita oggi 7 sale hospitality, 4 sky box, nuovi uffici e una sala conferenze polifunzionale. Intorno al terreno di gioco è stato installato un sistema pubblicitario con due file di schermi LED e l’impianto di illuminazione è stato completamente rinnovato con l’introduzione di un sistema di ultima generazione LED e regia DMX. Tra gli interventi più significativi vi è sicuramente la riapertura della tribuna est dopo oltre 20 anni di inagibilità che ha permesso di ampliare la capienza agli attuali 17.102 posti. Apriranno la visita i narratori del FAI con una introduzione sulla storia di tutti gli stadi cittadini, passando anche per il glorioso Sada. Seguirà un video che racconta il cammino del Monza dal 1912 fino ad oggi. Durante la visita culturale si potranno visitare le nuove aree interne come la splendida Rinascente Lounge e la modernissima sala conferenze. Il percorso continuerà nei luoghi culto dei calciatori come lo spogliatoio del Monza, il tunnel d’ingresso in campo e il terreno di gioco.
CORBETTA (MI)
Palazzo Brentano
Nel 1731 il conte Carlo Giuseppe Brentano acquistò l’area e contattò fin dall’inizio il famoso architetto milanese Francesco Croce per affidargli il progetto della costruzione che si concluse nel 1738. I Brentano lo possedettero fino al 1839 quando passò agli eredi e da questi ai Carones. Nel 1935 Enrico Pagani, podestà di Corbetta, lo cedette alla congregazione dei Padri Somaschi che vi insediarono un istituto scolastico tuttora funzionante. Il palazzo è articolato sul tipico schema a “U” delle ville di delizia del Settecento. La visita al Palazzo, solitamente non aperto al pubblico, sarà l’occasione per vivere l’esperienza di contrasto tra il suo glorioso passato e l’attuale necessario utilizzo quale istituto scolastico, teso a preservarne al meglio l’integrità storica e architettonica. Attraverso il grande cancello ed il cortile d’onore si accede al corpo centrale preceduto da un’ampia scalinata di granito rosa. Dopo gli ambienti del piano terra e il grande salone d’onore, si passerà al piano nobile attraverso il monumentale scalone. Realizzato in granito, affiancato da una splendida balaustra in pietra arenaria grigia traforata a motivi decorativi e pilastri con vasi e fiamme in ferro battuto.
CREMELLA (LC)
Villa Del Bono
La Villa fu edificata per volere di Rodolfo Sessa (defunto nel 1912) e di sua moglie Anna Fumagalli (defunta nel 1932) tra il 1890 e il 1895 su progetto all’architetto milanese Cecilio Arpesani. La presenza della famiglia Sessa a Cremella, risale al 1874 quando Carlo Sessa, grande industriale milanese, acquistò la villa Kramer e tutto l’antico monastero delle Benedettine che domina la collina di Cremella. Sul finire del secolo, dato che la villa del padre, venne ereditata dal fratello maggiore Francesco, Rodolfo e la moglie decisero di edificare una dimora ex novo. Nel 1934, la proprietà venne venduta al Senatore Alberto Del Bono, Ammiraglio della Flotta Italiana e Ministro della Marina del Regno d’Italia (1917-1919). I Conti Del Bono sono gli attuali proprietari. La Villa fu progettata e realizzata in stile neorinascimentale toscano, mentre il parco, di particolare pregio arboreo, fu pensato e realizzato all’inglese. Alla villa si accede attraverso un viale alberato che, giunto all’altezza della portineria, si trasforma in vialetti romantici aprendosi sullo splendido parco all’inglese di 60000 mq, attraverso il quale si accede alla villa, che appare come una visione in cima alla collina. L’apertura, nelle giornate FAI, prevede la visita attraverso il Parco, l’esterno delle scuderie caratterizzate da capriate reticolari in metallo, l’area della piscina, interessante realizzazione degli anni Sessanta del Novecento e la casa padronale. Saranno visitabili tutti gli ambienti del piano nobile, dedicato alle stanze d’uso comune e del piano primo, con le camere da letto e le sale da bagno. L’interno è interamente arredato in modo molto raffinato e presenta mobili, pavimenti, marmi, serramenti, boiserie, tappezzerie, quadri e sculture originali. Sarà l’occasione per godere della ricchezza e della complessità di ambienti progettati in modo unitario: dal parco all’edificio, dalle finiture, ai mobili e agli oggetti.

ZOGNO (BG)
Zogno
Con i suoi oltre 8 mila abitanti distribuiti fra capoluogo e numerose frazioni, è il centro abitato principale della valle Brembana, a 16 Km da Bergamo. Nell’itinerario pensato per le Giornate FAI si andrà alla scoperta di alcuni luoghi dall’alto valore simbolico e spirituale, come la Casa Villa di Bortolo Belotti, di proprietà del Comune e gestita dalla Biblioteca, che fu dimora dello storico zognese e parlamentare del Regno d’Italia Belotti. La villa, trasformata da Giovanni Barboglio nel 1906 da abitazione civile in signorile dimora liberty, vanta anche un giardino di circa 5.000 metri quadri con alberi pregiati, vialetti e gradinate, nonché di alcune opere d’arte come il Convito dei Grandi Brembani di Nino Galizzi, la stele del Saluto all’ospite, sempre del Galizzi, l’edicola della Madonna, le statue dei leoni, il busto del Gioppino, la statua della Fede, l’epigrafe Hyeme et aestate e la lapide tassesca. Oltre alla pinacoteca con ventisei opere di grande pregio, al piano nobile è sistemato lo studio che, arredato con mobili originali, custodisce l’archivio di Bortolo Belotti, nel quale si possono trovare anche lettere autografe di D’Annunzio. E ancora, si visiterà la Chiesa parrocchiale di San Lorenzo, edificata a metà Quattrocento sui resti del Castello di Zogno, che conserva un monumento funebre di Sebastiano Panizzoli, oltre a tele, affreschi strappati e mobili antichi, tra cui un bellissimo armadio con cassettiere del Seicento. Altri luoghi normalmente chiusi al pubblico che si potranno scoprire in questa occasione sono il Monastero di clausura di Santa Maria Annunciata -ingresso riservato agli iscritti FAI-, con i suoi parlatoi con doppia grata e le finestrelle per il passaggio dell’ostia durante il rito della Comunione e la Casa parrocchiale seicentesca.
MANDELLO DEL LARIO (LC)
Torre Federico Barbarossa I a Maggiana
La Torre del Barbarossa è situata nel centro abitato di Maggiana, una frazione di Mandello che si trova sul Sentiero del Viandante. La posizione della fortificazione era strategica e difensiva, in quanto si trova su un’altura che domina il lago. La costruzione risale al XII secolo ed è una delle torri medievali meglio conservate nella zona del Lago di Como. Durante i secoli ha subito delle modifiche, come l’aggiunta di una terrazza panoramica effettuata nel XIX secolo. La Torre presenta una base quadrata e conserva la porta ogivale d’ingresso originaria, oltre che alcune feritoie verticali a cui si accompagnano altre finestre inserite a partire dal Cinquecento. All’interno si trovano gli ambienti risalenti all’epoca di edificazione: citiamo tra i più interessanti quello con soffitto dipinto prima di raggiungere la terrazza, della cui bellezza purtroppo rimangono visibili pochi tratti. La denominazione “Torre del Barbarossa” nasce dal legame con l’imperatore Federico I che, durante la sua campagna militare contro i comuni lombardi, trovò qui rifugio. Oggi la Torre è di proprietà del Comune di Mandello del Lario ed è gestita dall’Associazione Gruppo Amici di Maggiana. Durante le Giornate FAI i visitatori saranno accompagnati nella scoperta della Torre dalle guide degli Amici di Maggiana
SARONNO (VA)
Villa Gianetti
La villa comunale Gianetti è stata costruita nel 1919 dalla famiglia degli industriali Gianetti, attivi nel settore metalmeccanico. La villa venne realizzata in stile neorinascimentale lombardo. In seguito ad una ristrutturazione delle officine Gianetti negli anni 1925 la villa è stata venduta al Comune di Saronno che l’ha destinata alla sede del municipio fino agli anni 1985. Dopo anni di inutilizzo, nel 2003 è stato realizzato un piano di recupero. La Villa Gianetti riassume in sé gran parte della storia recente della città di Saronno: il momento dell’industrializzazione (il percorso della famiglia Gianetti, industriali del settore meccanico), le vicende del XIX secolo (ben rappresentate dalla grande cantante lirica Giuditta Pasta), la seconda metà del XX secolo (il passaggio dalla proprietà famigliare a quella pubblica), il recupero della propria storia identitaria (le ristrutturazioni recenti e la definizione di spazi museali dedicati a personalità saronnesi). In quest’ultimo caso occorre segnalare che: – Il Museo imperniato sulla figura di Giuditta Pasta (Saronno 1797 – Blevio 1865) si deve alla donazione di Giorgio Cavallari e si compone essenzialmente di 667 pezzi suddivisi in documenti, manoscritti e spartiti musicali, volumi a stampa, oggetti personali e di scena della cantante lirica, oltre ad alcuni mobili della sua villa di Blevio, ritratti della stessa Pasta. – Gli spazi dedicati a Francesco De Rocchi (Saronno 1902 – Milano 1978) provengono dall’atelier milanese del pittore, mentre una piccola ma significativa raccolta del suo percorso artistico, è concessa al museo in comodato d’uso dalla famiglia.
CHIAVENNA (SO)
Palazzo Pestalozzi – Luna
Palazzo principale della famiglia, costruito nel XVI secolo. Sulla semplice facciata verso la strada richiamano l’attenzione le finestre tutte incorniciate con spalle, davanzali e architravi in pietra ollare di squisita fattura che volutamente contrastano col rude e scuro intonaco delle pareti. Entrando dal portone, ampliato nell’Ottocento per permettere il passaggio di carri, si notano due portalini in pietra ollare: quello a sinistra reca al centro dell’architrave lo stemma Pestalozzi tra le sigle G. P. mentre quello a destra ha lo stemma Salis. Al primo piano si accede a destra alla stüa, il locale interamente foderato in legno intagliato e, nel soffitto, intarsiato, risalente al periodo a cavallo tra Cinque e Seicento. Più oltre sono i locali affrescati e con pavimenti originari in legno, dal 1983 sede del Centro di studi storici valchiavennaschi, attivo a Chiavenna dal 1959. Sullo stesso piano e’ il salone di rappresentanza con decorazioni pittoriche abbondantemente restaurate nel 1899; alle pareti sono appesi i ritratti ad olio su tela di componenti la famiglia Pestalozzi. L’apertura nelle Giornate FAI prevede la scoperta quindi di alcuni ambienti eccezionali, normalmente non fruibili dal pubblico. Grazie alla preziosa collaborazione con il Comune di Chiavenna, il Consorzio Turistico Valchiavenna e il Centro Studi Storici sono stati possibili aprire le splendide sale del Palazzo.

MORAZZONE (VA)
Cascina Ronchetto
Cascina Ronchetto viene fondata nel 2001 da Fabio Cazzani che, insieme a sua moglie e a sua figlia volle recuperare una vocazione vitivinicola del territorio andata perduta sul finire del XIX secolo quando i vigneti dell’Alto Milanese, e in particolare quelli ricompresi nei territori della Provincia di Varese, vennero flagellati da una serie di epidemie che colpirono le viti, causando il progressivo abbandono dell’attività vitivinicola intensiva. La passione e l’impegno delle persone che lavorano a Cascina Ronchetto ha fatto sì che nel 2005 venisse riconosciuto il marchio IGT per il “Vino dei Ronchi Varesini” che qui si produce con passione e dedizione al territorio. La proprietà ha un’estensione di circa 5 ettari coltivati a vite con uve Merlot e Chardonnay per la produzione di vini bianchi, rossi, rosati e, da qualche anno, anche di un metodo classico con affinamento di oltre 60 mesi. Al centro dell’appezzamento, in posizione leggermente sopraelevata, sorge la Casa: un edificio di grandi dimensioni all’interno del quale sono collocati diversi ambienti destinati alle varie fasi produttive, come la grande sala che ospita i grandi tini termoregolati in acciaio inox con i quali, grazie a tecniche di produzione innovative, si procede alla vera e propria vinificazione delle uve raccolte. Durante l’apertura nelle Giornate FAI si visiterà il viale di accesso che, snodandosi attraverso i vigneti, raggiunge il fulcro della proprietà: la Cantina. Qui sarà possibile vedere l’area di produzione dove verranno raccontato le fasi che portano dalla coltivazione della vite, alla vendemmia, alla produzione vera e propria mediante l’uso di tecniche all’avanguardia. Scenderete poi nella vera e propria cantina, dove il vino viene affinato in botti di rovere francese prima di essere imbottigliato e immesso sul mercato.
VIMERCATE (MB)
Casa Banfi – Ex Convento di San Francesco
Casa Banfi, già Convento di San Francesco, sorge nel cuore del centro storico di Vimercate. L’antico complesso si trova appena fuori le mura che cingevano il borgo medievale, dove nell’XI sec. sorgevano l’Oratorio di S. Giacomo dei Pellegrini, la chiesa di S. Giovanni e l’annesso Ospedale. Nella prima metà del XIII sec. presso queste strutture destinate all’accoglienza e al soccorso dei bisognosi si insediò una comunità francescana. Il Convento di San Francesco prosperò fino alle soppressioni napoleoniche, quando fu acquistato dalla famiglia Banfi e adattato alla funzione residenziale. Nel 1903 fu rinvenuto un affresco risalente al 1340 ca. che rappresenta la Madonna della Misericordia: la Vergine stende il manto su un gruppo di fedeli oranti. Al piano terra della torre campanaria pitture molto deteriorate raffigurano scene della vita di Cristo. All’interno di quello che fu l’Oratorio di S. Giacomo, a navata unica separata da due colonne in pietra, si conserva una meravigliosa Madonna del Latte in trono. È inoltre presente una Crocifissione di scuola giottesca datata 1354. Casa Banfi è un luogo dove ogni pietra cela un racconto: una dimora privata di gusto eclettico primo novecentesco che affonda le radici nella storia secolare della città dove sorge. Già Ospedale medievale preposto all’accoglienza dei pellegrini e all’assistenza della popolazione, dalla metà del Duecento cuore pulsante della devozione francescana dei Vimercatesi, da oltre due secoli appartiene alla medesima famiglia, che ne custodisce le preziose testimonianze del passato: dagli affreschi trecenteschi alle collezioni di cimeli unici.
Per informazioni sugli orari: www.giornatefai.it
E inoltre:
Tantissimi altri beni sono previsti in Lombardia per questa edizione, alcuni dedicate all’istruzione come l’Istituto di Anatomia Umana Normale (PV), il Liceo Luzzago già Palazzo Provaglio (BS) o il Collegio Baroni (BG). Una serie di luoghi particolari apriranno le porte ai visitatori, che ne potranno scoprire la storia come Spazio Almag con collezioni di arte contemporanea (BS), il Villaggio Operaio Gnutti (BS), il Crotto Alpe 44 (CO) e Crotto Nivalis (SO), il Mulino Ripamonti 1863 (LC), il Centro di Addestramento per Cani Guida a Limbiate (MB) e una stamperia in Vallecamonica. Inoltre, a Campione sarà aperto con un percorso dedicato all’architettura il Casinò Campione d’Italia (CO) e nella vicina Morcote ci saranno alcune visite condotte dal FAI Swiss nei seguenti beni: Chiesa Santa Maria del Sasso (1462 – 1729), Cimitero Monumentale, Casa Paleari – Dimora Storica, Municipio (già Casa Isella, XIX sec.) e Parco Scherrer. Non mancheranno i teatri come Il Teatro Giuditta Pasta di Saronno o lo storico Teatrino di corte (MB). Tra le altre aperture si annoverano anche Musei come il Museo laboratorio delle pietre coti (BG) e il Museo Moto Guzzi (LC). Si terranno itinerari in diversi borghi, a carattere storico culturale, come il percorso ad Aicurzio, tra il Santuario Campegorino e il Castel Negrino (MB) o a Stradella – la città di Agostino Depretis (PV), a Urgnano con la visita alla Torre Campanaria e la salita alla Rocca Albani per citarne alcune. Ci sarà anche un percorso ciclopedonale tra Morazzone e Castiglione Olona (VA). Si terranno visite anche nei luoghi di culto: Basilica di San Marcello in Montalino (PV), Santuario di Santa Maria della Fontana (LO), Chiesa ed ex Monastero di Sant’Ambrogio della Vittoria (MI), Convento dei Padri Passionisti (BG), Ex Circolo Zaccaria Presso S. Luca e Tempietto del Cristo Risorto (CR), Chiesa di San Cristoforo e Chiesa di Sant’Abbondio (SO) e il Convento Francescano (BS). Infine, sarà possibile scoprire tante Ville, Palazzi e parchi storici come Villa Pizzi (LC), Parco di Villa Guzzi (LC), Villa Caffetto (BS), Palazzo Barbò Meroni (CR), Palazzo Gazini – Rizzini (MN), Villa Tittoni Traversi e Villa Antona Traversi (MB), Casa Testori (MI), Villa Mondella (BS) e il Parco di Palazzo Perrucconi. Queste sono solo alcune delle aperture presenti in Lombardia nel weekend del 23 e del 24 Marzo.
I Beni FAI aperti in Lombardia:
VILLA E COLLEZIONE PANZA, VILLA DELLA PORTA BOZZOLO, VILLA FOGAZZARO ROI, VILLA NECCHI CAMPIGLIO, PALAZZINA APPIANI, PALAZZO E GIARDINI MORONI, CASTEL GRUMELLO, CASA ED EMPORIO MACCHI, TORRE DI VELATE, TORRE DEL SOCCORSO, MULINO “MAURIZIO GERVASONI. Inoltre, VILLA DEL BALBIANELLO, sito che fa parte dell’Itinerario europeo delle Giornate FAI di Primavera, avendo beneficiato di un contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per interventi di valorizzazione delle superfici boscate del Dosso di Lavedo e per la riqualificazione della strada di accesso, MONASTERO DI TORBA sito che fa parte dell’Itinerario europeo delle Giornate FAI di Primavera, avendo beneficiato di un contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale volto all’arricchimento dell’esperienza culturale e alla promozione integrata dell’area di Castelseprio-Torba.
Le Giornate FAI di Primavera si confermano nella loro trentaduesima edizione uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano e regionale. Un’esclusiva opportunità di scoprire beni della regione poco noti al grande pubblico, luoghi solitamente inaccessibili, dalle grandi città ai borghi, da veri e propri monumenti a luoghi curiosi e inediti, che tuttavia ugualmente raccontano la cultura millenaria, ricchissima e multiforme del nostro Paese. Un modo per contribuire alla tutela e alla valorizzazione di questo patrimonio, che va innanzitutto conosciuto, frequentato, e prima ancora, raccontato. È questa la missione del FAI: “curare il patrimonio raccontandolo”, a cominciare dai suoi 72 Beni aperti al pubblico durante l’anno, ma ampliando e arricchendo questo racconto proprio in occasione delle Giornate FAI di Primavera, quando 750 luoghi saranno aperti in tutta Italia e 129 in Lombardia grazie a migliaia di Delegati e Volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio. Le Giornate del FAI offrono un racconto unico e originale dei beni culturali italiani, che risiede nella loro Storia intrecciata con la Natura, nei monumenti e nei paesaggi, nel patrimonio materiale e immateriale, e nelle tante storie che questi possono raccontare, che insegnano, ispirano e talvolta anche commuovono. Un racconto corale e concretoche si fonda sulla partecipazionedi centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale con un unico obiettivo: conoscere e riconoscere il valore del patrimonio italiano per tutelarlo con il contributo di tutti, perché appartiene a tutti.
Le parole del Presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano Marco Magnifico in occasione della XXXII edizione delle Giornate FAI di Primavera: “Raccontare il patrimonio culturale per educare la collettività a proteggerlo e a prendersene cura: da questa necessità nacquero nel 1992 le Giornate FAI di Primavera dando vita, e poi corpo, e poi forza ad una impressionante struttura di volontariato – le Delegazioni del FAI -, che con entusiasmo e pervicacia eccezionali in questi trentadue anni hanno aperto al pubblico 15.540 luoghi dimenticati o difficilmente visitabili raccontandoli, appunto, con semplicità e passione a ben 12 milioni e 515.000 di cittadini. Ai benefici di questo raccontare se ne è ora aggiunto un altro: quello della fisicità e del ruolo che essa ha per un vero apprendimento.”

Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo libero a partire da 3€ utile a sostenerela missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi, e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali. Inoltre, fino al 31 marzo 2024 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, Geny Communications e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da TWT, Convergenze, PosteMobile.