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Dr-Export, venti di delocalizzazione soffiano in Europa: perché le imprese guardano all’estero?

26 aprile 2024 | 09:30
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Dr-Export, venti di delocalizzazione soffiano in Europa: perché le imprese guardano all’estero?

I vantaggi della delocalizzazione per le imprese: lo spiegano gli esperti di Dr-Export, società di consulenza specializzata nel settore

Mesi fa, uno studio condotto dalla Federazione delle imprese tedesche (Bundesverband der Deutschen Industrie, in sigla BDI) l’omologa germanica della nostra Confindustria, ha dimostrato che un numero maggiore di imprese sta spostando oltre confine i propri impianti produttivi. Più nello specifico, l’indagine svela che il 16% delle imprese prese in considerazione da BDI ha già messo in campo degli interventi di delocalizzazione aziendale; un altro 30% delle imprese intervistate sta invece valutando l’opportunità di fare lo stesso.

Si parla della più grande economia europea, i cui imprenditori stanno però affrontando crescenti difficoltà legate al prezzo dell’energia e delle materie prime. Non stupisce quindi a questo punto che anche tante imprese italiane – che oltre ai costi rialzati di energia e materie prime hanno a che fare con il patologicamente alto cuneo fiscale – stiano guardando a loro volta e con sempre maggiore interesse alla delocalizzazione aziendale.

Come ricordano i professionisti di Dr-Export, società di consulenza specializzata nel supporto all’internazionalizzazione d’impresa, sono già tante le realtà italiane che hanno avviato con successo un processo di delocalizzazione. Si parla soprattutto di grandi aziende e di nomi noti, come Luxottica, Geox e Tod’s: in quest’ultimo caso, per esempio, la delocalizzazione è avvenuta vero la Cina, con il duplice scopo di sfruttare i bassi costi di produzione e, parallelamente, di incrementare la presenza del marchio sul sempre più importante mercato d’Asia.

Ma a sviluppare progetti di delocalizzazione, sottolineano a Dr-Export, non sono unicamente le più grandi aziende. Se è vero che l’instabilità europea degli ultimi tempi sta favorendo questo processo, è altrettanto vero che la delocalizzazione è cominciata anni fa, con marchi che sono riusciti a restare competitivi nel tempo e anzi ad aumentare la propria competitività a livello nazionale e internazionale in virtù della scelta di delocalizzare parte della propria produzione.

Delocalizzare l’azienda, spiegano i consulenti di Dr-Export, significa poter contare su una concreta riduzione dei costi da affrontare per la produzione: destinazione tipica di questo processo è infatti un Paese in cui il costo della manodopera è minore, così come sono ridotti i costi relativi ad acquisto delle materie prime, tasse, approvvigionamento energetico, affitto o acquisto di locali per la produzione, trasporti e così via. Non è poi da dimenticare il fatto, spiegano a Dr-Export, che tra le aree geografiche più quotate per la delocalizzazione aziendale ci sono Paesi in forte crescita, che mettono a disposizione delle aziende disposte a trasferire parte della propria produzione importanti agevolazioni fiscali, così da rendere gli utili ancora più significativi.

A ciò vanno sommati anche altri benefici, come quelli relativi alla maggiore facilità di accesso in nuovi mercati, alla riduzione del rischio d’impresa per via dello spostamento di parte della produzione in un altro Paese, alla maggiore flessibilità produttiva e al recupero di margini di profitto soddisfacenti.