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Con 59 siti l’Italia guida la classifica dei patrimoni UNESCO. La Lombardia è la regione con il maggior numero

1 giugno 2024 | 15:29
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Con 59 siti l’Italia guida la classifica dei patrimoni UNESCO. La Lombardia è la regione con il maggior numero

Patrimoni Unesco dell’Umanità: pubblicata la classifica delle nazioni con più siti al Mondo. L’italia precede Cina e Germania

I siti patrimonio dell’Unesco giocano un ruolo fondamentale nel preservare e promuovere la cultura di un luogo. Questi siti rappresentano le radici storiche, artistiche e naturali di una nazione, custodendo le tradizioni e le storie che hanno plasmato le comunità nel corso dei secoli. Una recente ricerca di Preply ha stilato una classifica, su scala mondiale e nazionale, i paesi e le regioni italiane con il maggior numero di siti Unesco.

siti unesco

L’Italia, con il suo vasto patrimonio, si conferma al primo posto per numero di siti Unesco, totalizzando ben 59 riconoscimenti. Il nostro Paese detiene ben due primati: è sia la nazione con il maggior numero di siti Unesco in assoluto sia quella con il maggior numero di patrimoni culturaliÈ interessante notare che nonostante la Cina sia solo di due siti dietro l’Italia, la sua estensione territoriale è oltre trenta volte più grande. Questo contrasto sottolinea in modo ancora più netto l’incredibile ricchezza e diversità del patrimonio italianoNon se la cava per niente male la Germania, che supera, anche se di poco, con la maestosa Cattedrale di Colonia e tanti altri luoghi di interesse, Francia e Spagna, dimostrando la sua notevole presenza nella classifica Unesco.

E a livello regionale?

La Lombardia, con 10 siti patrimonio Unesco, dei quali 6 condivisi con altre regioni e Stati, si colloca al primo posto nella classifica delle regioni con più siti Unesco. Proprio questa regione annovera il primo sito italiano ad aver ottenuto tale riconoscimento nel 1979: le Incisioni Rupestri della Val Camonica, con oltre 140.000 segni preistorici conosciuti come “pitoti”, tra i quali la celebre Rosa Camuna, simbolo della regione inciso su centinaia di rocce. A questi 10 si aggiungono patrimoni immaterialiRiserve della biosfera riconosciute nell’ambito del Programma MAB (Man and the Biosphere) e 3 città creative (Milano, Bergamo, Como).

Al secondo posto un’altra regione del nord Italia, il Veneto, che cattura l’immaginazione con le sue città iconiche Venezia e Verona, ma anche con paesaggi maestosi come le Dolomiti, condivise ovviamente con Trentino e Friuli, che offrono scenari naturali di incomparabile bellezza, arricchendo il patrimonio della regione. La Toscana segue subito dopo nella classifica con 8 siti Unesco. Una regione che incanta con la sua fusione di cultura e paesaggio, con città come Firenze, Siena, Pisa, insieme alla suggestiva Val d’Orcia, riconosciuta per la sua bellezza naturale e il suo influsso sulla cultura agricola e vitivinicola. Al quarto posto la Sicilia, rinomata per le sue ricchezze culturali e naturali, con 7 riconoscimenti e al quinto, a pari merito, si collocano la Campania e l’Emilia Romagna, entrambe con 6 siti. Al di fuori della classifica, rimangono la Valle d’Aosta e il Molise, che non hanno ricevuto alcun riconoscimento Unesco.

siti unesco

I siti patrimonio Unesco della Lombardia

L’Arte rupestre della Valle Camonica è stato il primo sito italiano a ottenere il riconoscimento UNESCO quale bene «Patrimonio dell’Umanità», più di quaranta anni fa, nel 1979. Le incisioni rupestri della Valle dei Segni rappresentano unimmenso giacimento di arte e cultura preistorica che vanta una straordinaria pluralità di testimonianze da preservare, studiare e valorizzare. Tra queste si trova in numerosissimi esemplari, la “Rosa Camuna”, simbolo della Regione Lombardia. Il patrimonio del sito UNESCO n.94 “Arte Rupestre della Valle Camonica” è distribuito lungo l’intera Valle, con oltre 180 località sparse su 24 comuni

Chiesa e Convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci . All’interno del Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano Ludovico Sforza commissionò a Leonardo da Vinci una delle rappresentazioni più classiche dell’iconografia cristiana: l’Ultima Cena. Il Cenacolo Vinciano è uno dei massimi capolavori conservati in Italia, dipinto tra il 1495 e il 1498 con tempera su intonaco, su una parete del refettorio di Santa Maria delle Grazie dove i frati si riunivano per consumare i pasti quotidiani. L’Ultima Cena è indiscutibilmente uno dei capolavori mondiali della pittura: il suo valore unico, che nel corso dei secoli ha avuto un’immensa influenza nel campo dell’arte figurativa, è inseparabile dal complesso architettonico in cui è stato creato.

Il Villaggio operaio Crespi d’Adda venne realizzato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento dalla famiglia Crespi accanto al proprio opificio tessile. La famiglia Crespi voleva creare un’innovativa “città ideale del lavoro” costruita su misura per i propri dipendenti e le rispettive famiglie. Il villaggio Crespi era progettato per divenire un centro residenziale strutturato sul modello delle città giardino ottocentesche e dotato di servizi estremamente innovativi tra cui spiccavano l’illuminazione elettrica e la rete idrica.
Il villaggio operaio, portato a termine alla fine degli anni venti del secolo scorso, si è mantenuto praticamente inalterato nel corso del tempo, ed è l’esempio più integro e meglio conservato di villaggio operaio in Europa. Proprio per questo motivo è considerato un gioiello dell’archeologia industriale

I Sacri Monti, sono gruppi di cappelle e altri complessi architettonici eretti in luoghi d’altura, tra la fine del XVI e il XVII secolo, destinati al pellegrinaggio o ad altri aspetti della vita di fede cattolica. In Lombardia, si trovano due dei nove sacri monti del sito seriale individuato da UNESCO come bene di valore universale: il Sacro Monte di Ossuccio è costituito dal Santuario della Madonna del Soccorso e da 14 cappelle. A Varese invece si trova il Santuario di Santa Maria del Monte, un luogo di pellegrinaggio dalle origini medievali che si snoda lungo le pendici del Monte Velate. Il complesso varesino comprende quattordici cappelle ed il santuario; all’interno di ogni architettura religiosa sono custoditi statue e affreschi che testimoniano le principali correnti dell’arte sacra seicentesca in area milanese. I Sacri Monti di Lombardia, insieme a quelli piemontesi, costituiscono un sito seriale inserito dall’ UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità nel 2003. I nove Sacri Monti: il Sacro Monte di Varallo, il Sacro Monte di Orta, Sacro Monte di Crea, il Sacro Monte di Oropa, il Sacro Monte di Belmonte, il Sacro Monte di Ghiffa, il Sacro Monte di Domodossola, il Sacro Monte di Varese ed il Sacro Monte di Ossuccio.

Ferrovia Retica nel paesaggio dell’Albula e del Bernina. A cavallo fra Lombardia e Svizzera si sviluppa il tracciato della linea del Bernina delle Ferrovie Retiche che collega Tirano, in Valtellina a Saint Moritz in Engadina. Su questa linea ferroviaria scorre il “trenino rosso del Bernina” che rappresenta un modello di armonia estetica con il paesaggio che attraversa. Il suo tragitto infatti, (la cui attrattiva turistica si coniuga ad un importante ruolo funzionale per il trasporto delle merci) si snoda in un itinerario di grande valore turistico e ambientale attraverso un lungo percorso di vallate e passi di montagna.

Mantova e Sabbioneta rappresentano i principali modelli urbanistici del Rinascimento. Le due città hanno dimensioni molto diverse: Mantova è capoluogo di provincia con più di 40 mila abitanti, Sabbioneta invece è una piccola realtà in provincia di Mantova che conta poco più di 4 mila anime. Nonostante queste sostanziali differenze, entrambe sono figlie del pensiero rinascimentale ed esprimono con efficacia l’aspirazione umanistica al raggiungimento della sintesi perfetta di urbanisticaarte architettura.

Il Monte San Giorgio è un complesso montuoso che conserva uno dei più importanti giacimenti fossiliferi al mondo del Triassico Medio, un intervallo di tempo geologico compreso tra 247 e 237 milioni di anni fa. L’area è collocata tra la Lombardia (Italia) e il Canton Ticino (Svizzera) e prende il nome dalla cima più elevata del gruppo. I fossili qui rinvenuti dai paleontologi svizzeri e italiani a partire dal 1860 costituiscono nel loro complesso un giacimento eccezionale per la varietà, la rarità e/o l’unicità di alcune forme e per il loro eccezionale stato di conservazione. Le faune ben distinte rinvenute in più livelli fossiliferi sovrapposti hanno permesso lo studio evolutivo, sull’arco di più milioni di anni, di determinati gruppi di organismi riferiti allo stesso ambiente.

I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568/774 d.C.) La storia della dominazione longobarda in Italia ha lasciato poche ma significative tracce ancora visibili ai giorni nostri: chiese, monasteri e città fortificate distribuite lungo tutta la penisola italiana. Le testimonianze architettoniche di maggior rilievo sono sicuramente: il tempietto Longobardo a Cividale del Friuli (Udine), dove si costituisce il primo ducato longobardo; il complesso monastico di San Salvatore e Santa Giulia (Brescia), il castrum di Castelseprio ed il monastero di Torba (Varese), il Tempietto del Clitunno a Campello (Perugia), la Basilica di San Salvatore (Spoleto), la Chiesa di Santa Sofia (Benevento), con i celebri cicli pittorici; il Santuario Garganico di San Michele (Monte Sant’Angelo). Queste straordinarie architetture rappresentano la testimonianza tangibile del regno longobardo in Italia, una testimonianza esemplare della sintesi culturale ed artistica che caratterizzò la penisola dal VI all’ VIII secolo. Tutti questi luoghi infatti, costituiscono un sito UNESCO seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.c.)”, inserito nella lista del patrimonio mondiale il 25 giugno 2011

I “Siti palafitticoli preistorici dell’arco Alpino” è un sito seriale transnazionale che comprende ben 111 insediamenti, databili dal 5000 al 500 A.C., ubicati sulle rive di laghi o di fiumi in Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia. Ben 19 di questi 111 siti si trovano in Italia, distribuiti in 5 diverse regioni, di cui 10 solo in Lombardia, tra le province di Brescia, Varese, Mantova e Cremona. Sul Lago di Varese sono state identificate le strutture palafitticole più antiche, risalenti all’inizio del Neolitico, mentre nell’area del Lago di Garda si trova la maggiore concentrazione di palafitte. Gli insediamenti restituiscono un’immagine precisa e dettagliata della prime comunità agricole della regione. Sono delle vere e proprie fotografie di vita quotidiana, ci raccontano le pratiche agricole e di allevamento degli animali domestici degli uomini primitivi e ci informano sulle loro innovazioni tecnologiche.

Bergamo e le opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale. La città alta di Bergamo è circondata dall’imponente sistema difensivo, costruito dalla Repubblica di Venezia nel corso del XVI secolo. La cinta muraria ha un perimetro complessivo di 5,3 chilometri e varia tra un’altezza minima di 10,5 metri fino a raggiungere quasi 22 metri di dislivello. La cinta muraria della città è costituita da 14 baluardi, 2 piani, 32 garitte (di cui solo una è giunta sino a noi), 100 aperture per bocche da fuoco, due polveriere e 4 porte: Sant’Agostino, San Giacomo, Sant’Alessandro, San Lorenzo, quest’ultima conosciuta anche come porta Garibaldi. A queste si aggiungono una miriade di sortite e passaggi militari che si snodano numerosi tra le mura, di cui, in parte, si è persa la memoria. Per la realizzazione dell’ambizioso progetto la Repubblica di Venezia coinvolse i migliori professionisti, architetti e ingegneri militari dell’epoca: per completare i lavori furono necessari 27 anni di lavori dal 1561 al 1588, con una spesa superiore al milione di ducati, oggi equivalenti a circa 150 milioni di euro.

MetodologiaPer condurre questo studio sono stati  esaminati i dati forniti dal sito dell’Unesco, prendendo in considerazione i siti del Patrimonio dell’Umanità a livello mondiale e quelli presenti in Italia.