Le città invisibili omaggio a Italo Calvino, uno spettacolo al Teatro Sociale

E’ lo spettacolo di fine anno degli studenti del Liceo Musicale e Coreutico “Giuditta Pasta” coordinati da Davide Marranchelli
Domani, lunedì 3 giugno, alle ore 20, gli studenti del Liceo Musicale e Coreutico “Giuditta Pasta” in collaborazione con gli studenti dell’Accademia Giuditta Pasta si esibiranno nel loro tradizionale spettacolo di fine anno presso il Teatro Sociale di Como.
Per mettere in mostra la preparazione acquisita è stato scelto di lavorare sul libro Le città invisibili di Italo Calvino e ne è nato uno spettacolo assolutamente originale creato dagli studenti coordinati da Davide Marranchelli, docente di recitazione presso il Liceo “Giuditta Pasta”, nonchè regista dello spettacolo. Un lavoro collettivo che ha visto coinvolti tutti i docenti del liceo, dalle materie tradizionali a quelle artistiche. Lo spettacolo coinciderà con l’esordio sul podio della Prof.ssa Daisy Citterio come direttrice dell’Orchestra.
Ingresso su prenotazione: opendaygiudittapasta@gmail.com
Il romanzo Le città invisibili viene pubblicato nel 1972. ,Il sogno, la fantasia, le capacità dell’immaginario di figurarsi panorami inesistenti in cui nascondersi o in cui trovare un posto è il tema dell’ opera. Le città non sono tutte città reali, molte sono città che il narratore Marco Polo, immagina a partire da quelle che ha concretamente davanti. Ma sono meno importanti? Sono meno vere? Un viaggio nella città della memoria o della fantasia è valido – se non più bello – quanto un viaggio in un luogo reale.
Tutto questo si riporta ancora in quel groviglio spaventoso che è il mondo in cui viviamo ma dalla riflessione su questo mondo e sulle possibilità che abbiamo di viverci dentro e scamparne emerge una delle sentenze più belle che Calvino abbia scritto. Al termine de Le città invisibili, infatti, l’autore ci fornisce un consiglio per affrontare questo mondo tremendo e confusionario, e dice:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.