A Lecco una mostra sull’arte a Milano negli anni ’60

Al Palazzo delle Paure da vedere la mostra “Milano Anni ‘60. Da Lucio Fontana a Piero Manzoni, da Enrico Baj a Bruno Munari”
Vacanze vuol dire tempo libero e, se non ve ne andrete in lidi lontani, una buona idea per sfruttarlo è visitando musei e mostre. Da oggi ne segnaleremo alcune, facilmente raggiungibili, che meritano una passeggiata.
Enrico Baj, Mr. Cornelius Van Tromp (1963; Collezione privata)
Fino al 24 novembre, il Palazzo delle Paure di Lecco accoglie una mostra che esplora un periodo straordinario in cui Milano ha consolidato il suo ruolo di protagonista sulla scena culturale internazionale: gli anni Sessanta. Curata da Simona Bartolena, intitolata Milano Anni ‘60. Da Lucio Fontana a Piero Manzoni, da Enrico Baj a Bruno Munari,prodotta e realizzata da ViDi Cultural in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, questa esposizione conclude il ciclo di mostre “Percorsi nel Novecento”. Questo programma, ideato dalla Direzione del Sistema Museale Urbano Lecchese e sviluppato da ViDi Cultural, analizza la scena culturale italiana del XX secolo.
Antonio Scaccabarozzi, Senza titolo (fustelli di legno; Collezione privata)
La mostra presenta 60 opere di artisti come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Baj, Bruno Munari, Arturo Vermi, Ugo La Pietra, Gianni Colombo, Grazia Varisco e altri. Questi artisti esplorano e approfondiscono i nuovi linguaggi artistici e le ricerche rivoluzionarie emerse a Milano in questo periodo di grande fermento creativo, che ha portato a un cambiamento radicale nel pensiero artistico. Dal secondo dopoguerra, Milano è stata un vivace centro culturale, con nuove gallerie, mostre, gruppi e movimenti artistici, e la pubblicazione di manifesti. Gli artisti, in reazione alle distruzioni della guerra, hanno esplorato strade sempre più sperimentali e linguaggi adatti alla nuova condizione sociale e antropologica, creando una rete di relazioni che ha reso Milano una delle capitali dell’arte europea.
Negli anni Sessanta, rispetto al decennio precedente dominato da codici espressionisti e informali, gli artisti milanesi hanno abbandonato l’istinto e il gesto veemente per adottare un atteggiamento più calibrato. Molti si sono ispirati ai tagli di Lucio Fontana, che trattava la tela non più come superficie, ma come materia; altri hanno cercato di rinnovare l’idea della pittura rimanendo fedeli a essa. Il percorso espositivo si apre con Lucio Fontana, figura centrale e catalizzatore di questo periodo, fondatore del movimento Spazialista, che include artisti come Gianni Dova, Roberto Crippa e Cesare Peverelli. Parallelamente, a Milano nasce il Movimento nucleare, creato da Enrico Baj e Sergio Dangelo.
Arturo Vermi, Presenza (tempera su tela; Collezione privata)
Nel settembre 1959 viene pubblicato il primo numero della rivista Azimuth, fondata da Enrico Castellani e Piero Manzoni. Più che una semplice pubblicazione, Azimuth rappresenta un “ritrovo intellettuale”, un’esperienza radicale e internazionale che promuove il superamento della pittura tradizionale e l’emergere di nuovi linguaggi.
Dopo l’esperienza di Azimuth, la mostra documenta le sperimentazioni del Gruppo T, formato da Gianni Colombo, Davide Boriani e Grazia Varisco. Questo gruppo si concentra sul rapporto tra tempo e spazio e sull’idea di movimento nell’arte, seguendo le orme di Bruno Munari, che con le sue “Macchine inutili” e “Negativo-positivo” aveva già introdotto importanti riflessioni sul dinamismo e la percezione. Un altro gruppo significativo è il Gruppo del Cenobio, nato ufficialmente nel 1962. Composto da artisti come Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi, questo gruppo esplora una nuova dimensione espressivo-scritturale della pittura. La mostra dedica anche una sezione alle Botteghe di Sesto, a Sesto San Giovanni, un importante centro di sperimentazione artistica. Qui hanno lavorato artisti di fama internazionale come Enrico Castellani, Arturo Vermi, Turi Simeti e Agostino Bonalumi. In mostra, un libro con opere originali di questi artisti testimonia l’importanza di questo luogo per la scena artistica milanese.
La mostra è accompagnata da un catalogo realizzato da Ponte43 per le edizioni ViDi Cultural.
In copertina Paolo Schiavocampo You gotta move New York (collezione privata)