Stacey Sher: “Le battaglie più difficili sono quelle che vale la pena combattere”

La produttrice di alcuni dei film più iconici degli anni Novanta e Duemila ospite al Locarno Film Festival
Stacey Sher è stata la produttrice di alcuni dei film più iconici degli anni Novanta e Duemila. Tra le personalità con le quali ha collaborato si annoverano Quentin Tarantino, Ben Stiller, Steven Soderbergh, Danny DeVito, George Clooney, Cate Blanchett, Julia Roberts, Samuel L. Jackson. Ieri era a Locarno per ricevere il Raimondo Rezzonico Award, assegnatole per i traguardi raggiunti in quanto produttrice visionaria. L’abbiamo incontrata per parlare della sua vita trascorsa nel mondo del cinema.
Agli Academy Awards 2024 lo sceneggiatore Cord Jefferson, reduce della sua vittoria con American Fiction (2023), ha implorato Hollywood di prendere rischi, di girare, per esempio, 20 film da 10 milioni di dollari o, ancor meglio, 50 da 4 milioni invece di spendere 200 milioni per un singolo blockbuster. Penso che quest’affermazione sia un buon punto di partenza per parlare della tua carriera.
Stacey Sher: Sì, le sue parole sono di grande ispirazione, ma mi piacerebbe estendere la sfida anche ai registi. Sono i cineasti emergenti a rinnovare il business dopotutto – nuove voci, nuovi punti di vista – e sono loro a portare un nuovo pubblico. Pensiamo solo ad A24 e a come sia diventato un brand che conta. O a quanto fatto da Universal quest’anno. Ha vinto miglior film con una pellicola d’autore, Oppenheimer (2023), un film che inaspettatamente ha fatto quasi un miliardo di incassi, per non parlare di tutti gli altri da loro prodotti, l’uno sempre diverso dall’altro. Non sto cercando di sminuire i film di supereroi, ma per un certo periodo di tempo abbiamo visto registi passare da film indie a film di supereroi, e poi più nulla. Bisogna prendere rischi. Citando il grande William Goldman: nessuno sa niente. Chi avrebbe mai potuto predire lo scorso anno che un film da 100 milioni di dollari sul padre della bomba atomica o l’adattamento cinematografico della bambola Barbie (qualcosa che la gente cerca di fare da 25 anni) sarebbero diventati dei grandissimi successi? Povere creature! (2023) ha incassato 100 milioni di dollari. I registi devono essere coraggiosi nell’esprimere l’originalità delle loro voci.

Sono curioso di sapere come tu, una produttrice, vivi con l’incertezza del prendere rischi. L’incertezza sembra essere il tuo modus operandi.
SS: Ascolta, nessuno vuole fare un film che non funzioni creativamente o non abbia successo finanziario. Sono cresciuta con i grandi registi degli anni Settanta – cineasti che credevano nell’emozionare più persone possibili, ma anche nel raccontare storie con significati profondi, perfino nei contesti di genere. Io e i miei partner, Michael Shamberg e Danny DeVito, per la nostra compagnia Jersey Films, abbiamo parlato con molti registi ma quelli con cui alla fine abbiamo deciso di collaborare – come Quentin Tarantino o Steven Soderbergh – erano interessati nel fare proprio questo: raccontare una storia unica con una voce originale e toccare il maggior numero di persone possibile.
“Non sto cercando di sminuire i film di supereroi, ma per un certo periodo di tempo abbiamo visto registi passare da film indie a film di supereroi, e poi più nulla. Bisogna prendere rischi. Citando il grande William Goldman: nessuno sa niente.
Sembra che, come produttrice, ti sia sempre trovata a vivere dei momenti di cambiamento dell’industria. Hai lavorato con molti registi ora iconici per i loro primi o secondi film, piccole pellicole che hanno completamente trasformato il territorio cinematografico. Mi piacerebbe sapere la tua opinione a riguardo, ese pensi che ci troviamo ora ad un punto di svolta.
SS: Da quando ho cominciato a lavorare nell’industria cinematografica la gente mi dice “Te lo sei persa. Ti sei persa i bei vecchi tempi di Hollywood”. E anche a causa di quelle parole mi è sempre sembrato di star rincorrendo questa fantomatica età dell’oro. Ma non stavo pensando ad alcun tipo di rivoluzione quando, da ragazzina, mi sono intrufolata a vedere i film vietati ai minori di Hal Ashby o Martin Scorsese. La mia carriera non ha davvero un senso compiuto a meno che tu non la guardi in retrospettiva; è sempre stata un pò sconclusionata.

Mi è sempre stato detto che sarebbe stato più facile fare commedie romantiche o film d’azione, ma non ho seguito questo consiglio. Pure Django Unchained (2012), il film indie con il più grande budget mai girato – anche quello non era certo un successo assicurato per le persone che ci stavano lavorando. C’era chi diceva che quel genere di film non avrebbe funzionato, chi invece che l’ambientazione era rischiosa e via dicendo. L’unica vera certezza era Quentin. Ma tutti noi ci abbiamo creduto e abbiamo creduto in ogni sua singola parte, sapevamo che sarebbe stato un grande successo. Un altro esempio è Contagion (2011): è stato popolare alla sua uscita, ma ha assunto un nuovo significato nel contesto della pandemia, quando è diventato il film più visto al mondo. Le vere recensioni per film come i miei sono scritte solo dopo 10, 15, o 20 anni dopo la loro
Intervista pubblica raccolta dal Festival di Locarno da Davide Fent