“Rosa e i cavalé”, gelsi, bachi e filande raccontano la Valle Intelvi

Il 24 agosto, nel Parco delle Fiabe a Cerano Intelvi, “Rosa e i cavalè” raccontano la storia e la vita locale
Dai gelsi ai bachi, dai bachi alla seta. Quando parte dell’economia della Valle Intelvi era basata sulla bachicoltura, in molte case si allevavano i cavalé, i bachi da seta, e nelle filande i tusan, le ragazze, facevano turni di lavoro massacranti a tessere il filo di seta ricavato dai bozzoli. Non sono passati moltissimi anni, eppure almeno tre generazioni di intelvesi non sanno nulla di tutto questo. Dopo il rinvio dello scorso 21 giugno, sabato 24 agosto, alle 20.45, andrà in scena, nel Parco delle Fiabe a Cerano Intelvi,Rosa e i cavalé, spettacolo di Cristina Quadrio, che racconterà questa pagina della storia e della vita locale.
Si tratta di una narrazione, con musica dal vivo e una ricerca di canti storici tipici delle filande e negli incannatoi comaschi. Rosa e i cavalé è rivolto a un pubblico di adulti e bambini che fa rivivere lavori che, fino agli inizi del ‘900, erano parte fondamentale dell’economia contadina , è stato riscoperto e valorizzato grazie alle ricerche delle docenti Patrizia Maspero e Rina Bernasconi, dell’Associazione Amici di Dizzasco e Muronico. Rosa e i cavalé rappresenta un omaggio alla tradizione e alla memoria storica della comunità locale, riportando alla luce un’attività che ha segnato profondamente la vita e l’economia della valle e rientra nel programma del progetto P.N.R.R. La cultura che accoglie – Borghi comacini in rete ed è volto – Intervento 2 Conoscere, comprendere, comunicare: la condivisione del patrimonio come strumento di promozione.

La bachicoltura era un’attività di sopravvivenza per le popolazioni della Valle, del Lago, della Brianza e del Veneto. La produzione di bozzoli garantiva entrate alle famiglie, che, con il ricavato, “pagavano le tasse” e acquistavano pane per i figli. La fornitura di grandi quantità di bozzoli permetteva la produzione del prezioso filo di seta (da un bozzolo si ricavavano 800/1000 metri di filo di seta comasca).
L’allevamento dei bachi da seta era un lavoro arduo: i bachi dovevano essere nutriti costantemente, accuditi e puliti, poiché si cibavano giorno e notte senza sosta. Il primo passaggio, dal bozzolo al filo, avveniva negli incannatoi: uno storico è rappresentato dalla “Filanda Castelli”, a Dizzasco. Questa fu la prima struttura preindustriale della Valle (1914/1930). Nell’incannatoio della Valle Mulini – Parco del Telo, i “tusan” (bambine e ragazze operaie) svolgevano un lavoro faticoso per 10, ma anche dodici ore al giorno con una pausa brevissima, già dalla quarta elementare. Questo lavoro ingrato era svolto sotto il controllo di capi molto severi ed era sottopagato.
Da qui il sottotitolo dello spettacolo: Grassi bruchi e bambine spremute (sfruttate, senza giochi, senza adolescenza).

Cristina Quadrio da oltre quarant’anni è in scena come attrice, novellatrice, ma soprattutto burattinaia. In collaborazione con l’Associazione Culturale Baule dei Suoni, si propone con i suoi pupazzi/burattini, in un intreccio di racconti e canti dal vivo del repertorio popolare della nostra zona raccolti direttamente dalla viva voce delle “filerine”. É questa una tappa di quel percorso culturale che narra la storia delle comunità che ci hanno preceduti.
Lo spettacolo è dedicato a tutte quelle bambine-operaie, a quelle ragazze e donne che con grande passione e forza hanno saputo dare vita alla sericoltura, una tradizione antica e radicata nel territorio.