La stagione dei sequestri torna in aula a Como: via al processo-bis per il rapimento di Cristina Mazzotti

25 settembre 2024 | 12:46
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La stagione dei sequestri torna in aula a Como: via al processo-bis per il rapimento di Cristina Mazzotti

Da oggi in Corte di Assise i presunti autori materiali del rapimento e chi lo ha ideato. Il padre della ragazza ha pagato oltre un miliardo di riscatto, lei trovata morta in una discarica

Dal punto di vista penale è vicenda già conclusa da anni: tredici persone già condannate – alcune anche all’ergastolo – per la prima donna rapina in Italia nella cosidetta stagione dei sequestri. Erano gli anni delle Br e dell’Anonima Sarda, ma anche della Nderangheta che iniziava ad alzare la testa. E lei, ragazza 18enne di Eupilio – Cristina Mazzotti – è stata la prima donna rapita in Italia. Purtroppo mai tornata a casa dalla sua famiglia nonostante il riscatto pagato dal padre, imprenditore erbese (oltre un iliardo di vecchie lire): era il primo luglio 1975 quando è stata sequestrata, il suo corpo trovato senza vita due mesi dopo in una discarica a Galliate, in provincia di Novara.

Oggi in Tribunale a Como – Corte di Assise – a quasi mezzo secolo di distanza da quella vicenda che scosse l’intera Italia si è aperto un altro capitolo. Sul banco degli imputati i presunti ideatore ed esecutori materiali del rapimento Mazzotti. Ora la nuova tappa, grazie alla determinazione di Fabio Repici, già avvocato della famiglia Mazzotti, che è riuscito a far riaprire il caso. A processo, in Corte d’Assise a Como, il boss 80enne della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, Giuseppe Calabrò, 74 anni, e i presunti autori del sequestro, Antonio Talia, 73 anni e Demetrio Latella, 70 anni. Il fratello e la sorella della 18enne rapita e uccisa sono in aula come parti civili.

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