Paolo Lipari racconta il docu-film “Hitchcock island”
L’isola Comacina è stata una delle location del lago di Como dove Alfred Hitchcock ha ambientato il suo primo film “The pleasure garden”, ma lì avrebbe voluto girare anche un altra pellicola e su questo film mai realizzato Paolo Lipari ha incentrato il suo documentario
di Sabrina Sigon
Presentato al Cinema Astra di Como giovedì 31 ottobre lo speciale docufilm “Hitchcock island” di Paolo Lipari.
“Un viaggio abbastanza folle, è stato un attimo entrarci, quasi una chiamata inevitabile” racconta il regista; “isola Comacina, Hitchcock, una prima scintilla, poi fai un passo, un altro, e un altro ancora. E poi è stato difficilissimo uscirne”.
Fra Parigi, Trieste, l’isola Comacina e una piece teatrale ripresa durante le fasi della preparazione e del casting, una ricerca che conduce all’interno di una delle ossessioni del grande regista, fare un film sull’opera “Mary Rose” di J.M. Barrie, una storia inquietante di misteriose sparizioni.
“Punti di vista, punti di svolta, punti di incontro, punti di domanda, punti esclamativi”, dice ancora Lipari la sera della prima, “punti a capo, punti. Ci sono dei punti, in senso geografico, che hanno questa proprietà: di assorbire, al loro interno, tutti questi punti; precipitano lì. Come in una pupilla – o nello scarico della doccia, per rimanere in tema hitchockiano – questi punti funzionano come dei vortici, per cui assorbono il mondo che è loro intorno, e lo rendono nella forma di un planisfero; in qualche modo misterioso, affascinante, inquietante”.
Sold out la sera della presentazione, in replica il primo novembre sempre a ingresso libero, il docufilm si prepara a essere presentato nei festival, anche internazionali, e sulle piattaforme online.

“Il disegno che auspicavamo di ricavare non solo tardava a venire, ma invitava ogni volta ad andare oltre. Ed ecco così che i segmenti che univano i vari punti sono diventati delle curve; delle curve che giravano e, come un vortice, ci risucchiavano all’interno”.
Quella di Hitchcock island, nel racconto del film su “Mary Rose” che Hitchcock non riuscì a girare, non è solo una ricerca per ricostruire un desiderio irrealizzato, ma l’occasione per conoscere in modo approfondito il grande regista e lo speciale rapporto che ebbe con il nostro lago, l’isola Comacina e il cavaliere Lino Nessi.
Una storia d’amore per i nostri luoghi di particolare rilevanza dal punto di vista storico e cinematografico, a partire dall’ambientazione della luna di miele dei protagonisti del suo primo film, “The pleasure garden”, e il racconto di un’amicizia – quella con Nessi, l’oste dell’isola conosciuto con il soprannome di “Cotoletta” – che durò cinquant’anni.
Ma è soprattutto l’opportunità di conoscere il regista Paolo Lipari, che attraverso la sua speciale macchina da presa e un montaggio capace di catturare lo spettatore dall’inizio alla fine della proiezione, raccoglie la storia che questi luoghi conservavano da anni, e nel restituircela stimola la nostra riflessione su quanto ci viene tolto e quanto ci viene dato dal tempo.
“Come ho detto, la difficoltà è stata quella di uscirne; e per fortuna è successo che un sindaco della Tremezzina ci chiama e ci dice: Allora, a che punto è il vostro lavoro? Per il 31 tutto a posto? Ecco, quello è stato salutare perché questo viaggio – almeno provvisoriamente – si risolvesse”.
Tra i protagonisti del racconto, accanto alla scrittrice Albertina Nessi, sua nipote Mariasole Canciani, il giornalista Pietro Berra – che ha scritto diversi libri sul cinema ambientato nel nostro territorio – il saggista Mario Serenellini e l’attrice e regista Diana Hobel, anche l’esperto di cinema Gianni Canova, già direttore dello Iulm di Milano.
Come nella poetica di Hitchcock anche in questo docufilm c’è un personaggio assente che muove tutto: a guidare Paolo e Francesca Lipari è stato Tommaso, figlio del regista, scomparso un anno e mezzo fa, a cui è dedicato questo lavoro realizzato con le ottiche che aveva lasciato. “A lui e al suo sguardo inarrivabile, capace di catturare tutto”.
Il film è stato realizzato grazie al contributo del Comune di Como e del Comune di Tremezzina, entrambi interessati a una politica di promozione del territorio capace di superare la logica del consumo turistico sbrigativo e disattento, grazie alla valorizzazione di un patrimonio storico e culturale così straordinario quale il nostro.