Il palcoscenico del LAC diventa un giardino/teatro per il Čechov di Leonardo Lidi




L’attore e regista Leonardo Lidi torna al LAC Lugano con “Il giardino dei ciliegi” per l’ultima tappa della sua trilogia dedicata ad Anton Čechov,
Dopo Il gabbiano e Zio Vanja, l’attore e regista Leonardo Lidi chiude la sua trilogia su Anton Čechov con Il giardino dei ciliegi, conducendo il pubblico in un giardino/teatro ormai inutile che vive solo nel ricordo dei suoi interpreti. L’allestimento di Lidi per la terza tappa del Progetto Čechov arriva al LAC Lugano il 22 e 23 novembre.
Scritta tra il 1902 e il 1903, e rappresentata per la prima volta nel 1904 – sei mesi prima della morte del drammaturgo russo – al Teatro d’Arte di Mosca, Il giardino dei ciliegi è l’ultima nonché la più lirica delle opere teatrali di Čechov.
Lo spettacolo narra la vicenda dell’aristocratica Ljubov’ Andreevna Ranevskaja che, dopo aver condotto una vita dissoluta all’estero, ritorna in patria per rimettere ordine al suo patrimonio. Lopachin, figlio arricchito di un vecchio servo, le consiglia di lottizzare lo splendido “giardino dei ciliegi” ma, incapace di prendere decisioni, Ranevskaja rifiuta, fino al momento in cui la sua intera proprietà deve essere venduta per fare fronte ai debiti. Ad acquistarla sarà proprio Lopachin che, scacciati i vecchi padroni, abbatte i ciliegi del giardino. Resterà nella casa solo il vecchio e dimenticato servo Firs…
“Leggendo Il giardino dei ciliegi di Čechov – dichiara Lidi – mi è sempre sembrato palese, e magari ho sempre sbagliato, che il nostro giardino è sinonimo di nostro teatro. Ed avendo avuto questo progetto una validità politica dal suo principio, mi sembra stimolante chiudere il cerchio con un testo così profondo nelle sue domande. Un testo, l’ultimo del drammaturgo russo, che presenta a tratti monologhi più concettuali e smaccatamente filosofici rispetto ai precedenti, ma che continua a sballottarci da un personaggio all’altro, spostando la ‘ragione’ su più punti e facendoci letteralmente girare la testa. Termineremo il viaggio confusi, pieni di domande e con pochissime risposte. Ecco, forse, cosa vuol dire drammaturgia. Ecco perché Čechov, sopravvissuto al tempo, dovrebbe essere il maestro di riferimento del teatro del domani: un simpatico individuo che, prendendosi un po’ in giro, immette generosamente una riflessione nell’altro. Con la cura verso l’altro e la noncuranza del proprio io. In un teatro dove bisogna autodefinirsi pedagoghi e maestri per salvarsi dalla mediocrità, Čechov ci rassicura nel dubbio, citando Amleto attraverso le mani troppo in movimento di Lopachin, e ci ricorda che il dubbio fa parte del nostro mestiere e che senza di quello non potremmo sopravvivere, che senza il dubbio la creatività perde appetito.”

22 – 23 novembre ore 20.30
LAC Lugano – piazza Bernardino Luini 6
Il giardino dei ciliegi
di
Anton Čechov
traduzione
Fausto Malcovati
regia
Leonardo Lidi
con
Giordano Agrusta
Maurizio Cardillo
Alfonso De Vreese
Ilaria Falini
Christian La Rosa
Francesca Mazza
Angela Malfitano
Orietta Notari
Mario Pirrello
Tino Rossi
Massimiliano Speziani
Giuliana Vigogna
scene e luci
Nicolas Bovey
costumi
Aurora Damanti
suono
Franco Visioli
assistente alla regia
Alba Porto
produzione
Teatro Stabile dell’Umbria
in coproduzione con
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Spoleto Festival dei Due Mondi
biglietti da 27 a 30 CHF in vendita sul sito del LAC
photo @gianluca panataleo