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A Veleso il VI recital delle “Sonate per pianoforte di Beethoven” del M°Leotta

21 novembre 2024 | 11:00
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A Veleso il VI recital delle “Sonate per pianoforte di Beethoven” del M°Leotta

Sabato 23 novembre nella Sala del Consiglio del Comune di Veleso una straordinaria opportunità per ascoltare opere molto note del catalogo beethoveniano

Le magiche note della musica di Beethoven tornano a suonare sul Lago di Como grazie al pianista di fama internazionale Christian Leotta, che prosegue la sua maratona prediletta – oltre 14 ore complessive di musica eseguite a memoria – dedicata alle Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven. Un evento straordinario, che quest’anno si arricchisce dell’esecuzione di ben sette Sonate in più non incluse nel noto catalogo delle “32”, portando questa tournée a fare epoca nella moderna musicologia beethoveniana e nella storia del pianoforte.

Con il recital del prossimo sabato 23 novembre a Veleso si avvia alla conclusione la “Parte I 2024” del tour di 12 concerti che ha visto protagonista Christian Leotta nei concerti di Como, Torno, Argegno, Carate Urio e Mariano Comense, risquotendo, ovunque, un grandissimo successo, testimoniato dalle standing ovation con le quali il numerosissimo pubblico intervenuto ha ringraziato l’interprete al termine di ogni esecuzione.

Il VI recital del tour avrà luogo presso la Sala del Consiglio del Comune di Veleso, dando al pubblico la straordinaria opportunità di ascoltare opere molto note del catalogo beethoveniano, come le Sonate in Re maggiore Op. 10 n. 3 e in Mi bemolle maggiore Op. 31 n. 3, accostate a perle di rarissimo ascolto, quali le Sonate L 1 ed L 14 del nuovo catalogo completo e cronologico di tutte le 39 Sonate per pianoforte che Christian Leotta ha compilato proprio in occasione di questa tournée (corrispondenti rispettivamente alle Sonate WoO 47 n. 1 e WoO 51 del catalogo Kinky-Halm). Un’opportunità unica, grazie alla quale si potrà comprendere in profondità e per la prima volta l’intero corpus delle 39 Sonate per pianoforte scritto dal genio di Bonn.

christian leotta

Ludwig van Beethoven è una delle icone universali della musica, simbolo insieme a pochi altri del genio assoluto. Sono oltre vent’anni che Leotta si cimenta con la pressoché totalità della sua monumentale e sconfinata opera per tastiera. Mai però prima d’ora un pianista aveva avuto l’idea di eseguire un ciclo dedicato all’integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven che includesse sia le Sonate pubblicate con un numero d’opera, sia le Sonate pubblicate senza un numero d’opera, sia le Sonate “postume”, sia le Sonatine. Il numero totale delle “Sonate” di Beethoven individuato da Leotta sale così dalle tradizionali 32 a 39 brani, di cui l’interprete propone anche una nuova catalogazione compilata seguendo il loro ordine cronologico di composizione. Il tutto in prima assoluta in un ciclo di 12 concerti, 6 nel 2024 e 6 nel 2025, che toccherà alcune località del territorio lariano.

Assolutamente innovativo dal punto di vista musicologico, il progetto di Christian Leotta è originale anche nella sua dimensione territoriale. Presenta infatti in numerose località composizioni universalmente celebri e simboli del genio beethoveniano abbinate a sue opere di rarissimo ascolto, rendendo così per la prima volta accessibile in forma completa (i concerti sono tutti a ingresso gratuito), anche per un pubblico che non è solito frequentare le sale da concerto, uno dei corpus musicali più importanti e profondi di tutta la storia della musica: un evento culturale da fare invidia alle più importanti capitali internazionali della musica.

In ogni concerto della tournée verrà eseguita da Christian Leotta almeno una delle sette Sonate non incluse nel tradizionale e noto catalogo delle “32”.

La “Parte I 2024” della tournée è organizzata dall’Associazione Melos con il sostegno della BCC di Cantù, il contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, il contributo e la collaborazione dei Comuni che hanno ospitato i concerti.

leotta veleso

Ingresso gratuito con prenotazione al numero 031.917945 o via mail all’indirizzo info@comune.veleso.co.it

Prima parte:

Sonata per pianoforte L 1 in Mi bemolle maggiore (WoO 47 n. 1 del catalogo Kinsky-Halm)
Titolo edizione originale: “Drei Sonaten fürs Klavier”

Allegro cantabile

Andante
Rondo vivace

Sonata per pianoforte L 13 (ex n. 7) in Re maggiore, Op. 10 n. 3 
Titolo edizione originale: Trois Sonates pour le Clavecin ou Piano Forte

Presto

Largo e mesto

Menuetto. Allegro

Rondo. Allegro

Seconda parte:

Sonata per pianoforte L 14 in Do maggiore (WoO 51 del catalogo Kinsky-Halm)
Titolo edizione originale: “Sonate pour le Pianoforte”

Allegro

Adagio

Sonata per pianoforte L 25 (ex n. 18) in Mi bemolle maggiore, Op. 31 n. 3  
Titolo edizione originale: “Trois Sonates pour le Piano Forte – Edition tres Correcte”

Allegro

Scherzo. Allegretto vivace

Menuetto. Moderato e grazioso

Presto con fuoco

Il Maestro Christian Leotta introduce al concerto

Sonata per pianoforte in Mi bemolle maggiore L 1 (WoO 47 n. 1 del catalogo Kinsky-Halm)

Completata all’età di soli tredici anni, quando Beethoven risiedeva ancora a Bonn e studiava sotto la guida di Christian Gottlob Neefe, la Sonata L 1 (WoO 47 n. 1 del catalogo Kinky-Halm) rappresenta a tutti gli effetti la prima “vera” Sonata per pianoforte scritta da Beethoven, precedendo di ben dodici anni la Sonata L 5 (ex n. 1) Op. 2 n. 1, comunemente ritenuta la prima opera per pianoforte di Beethoven scritta in tale forma. La Sonata L 1 fa parte di un gruppo di tre Sonate per pianoforte che Beethoven ha dedicato al principe elettore di Colonia Maximilian Friedrich, pubblicate a Spira dall’editore Bossler nel 1783. Molto ambiziosa da un punto di vista pianistico, questa Sonata è composta da tre movimenti. Il primo di essi, un “Allegro cantabile”, è scritto nella classica “forma-sonata”, presentando un primo tema molto brioso e con forti contrasti dinamici, in contrapposizione a un secondo tema cantabile ed espressivo. Come in nessun’altra Sonata per pianoforte Beethoven utilizza in quest’opera l’alternanza delle dinamiche di “piano” e di “forte” e delle articolazioni di “staccato” e di “legato” come principali elementi espressivi e strutturali di tutti i movimenti (ma in modo particolare del primo). Tutt’altro che semplice da un punto di vista pianistico, il risultato ottenuto dal giovanissimo compositore è artisticamente sorprendente e di grandissimo valore. Dopo aver studiato attentamente quest’opera (e le altre due Sonate giovanili pubblicate contemporaneamente), ho completamente rivalutato la visione di un Beethoven compositore prodigio, il cui immenso talento musicale si fosse già apertamente manifestato già in giovanissima età, al pari (o addirittura in modo superiore) a quello di Mozart. Il secondo tempo è un “Andante”, che presenta i tratti espressivi tipici del Beethoven maturo, quali una meravigliosa linea cantabile e una straordinaria conoscenza e padronanza del contrappunto. Ogni minima inflessione della scrittura ha un senso espressivo e compositivo precisi. Dopo il secondo tema, una magnifica “codetta” in “pianissimo” lascia già intravedere il Beethoven metafisico e sognatore che rivoluzionerà la storia musica. La Sonata si conclude con un “Rondò vivace” assai virtuosistico, che ripropone nuovamente come elementi espressivi e strutturali portanti l’alternanza delle dinamiche di “piano” e di “forte” e delle articolazioni di “staccato” e di “legato”. In tutta sincerità, rimane un mistero come sia stato possibile che un’opera di questa importanza e di tale bellezza sia tutt’oggi così poco conosciuta, venendo ingiustamente esclusa (assieme alle altre due Sonate che compongono il gruppo delle prime tre Sonate dedicate al principe elettore di Colonia) da qualsiasi ciclo integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven. 

Sonata per pianoforte L 13 (ex n. 7) in Re maggiore, Op. 10 n. 3

La Sonata in Re maggiore Op. 10 n. 3 è la terza e ultima Sonata che forma il gruppo dell’Op. 10. Scritta fra il 1796 e il 1798, è senza dubbio la più significativa di esse, ed una delle più importanti dell’intero catalogo beethoveniano. Il primo movimento reca l’indicazione agogica di “Presto”. Di notevole virtuosismo, mantiene sostanzialmente inalterato lo schema della “forma-sonata”. Ma il vero climax dell’Op. 10 n. 3 è senza dubbio il sublime e straordinario secondo movimento, il celebre “Largo e mesto”. Le parole non possono descrivere a dovere la potenza espressiva e la drammaticità di questa pagina, che si può definire a pieno titolo una delle più profonde e significative dell’intera produzione di Beethoven e della storia della musica in generale. I limiti espressivi dello strumento vengono mirabilmente superati da Beethoven grazie a una scrittura capace di valorizzarne al massimo ogni possibilità dinamica, spaziando dal quasi inudibile “pianissimo”, sino drammatici “fortissimo”. Siamo qui di fronte a un’intima confessione del genio di Bonn, che, come pochi, sapeva raggiungere il cuore e l’anima di ogni ascoltatore grazie alla sua immensa arte. Il successivo terzo movimento è un classico “Menuetto”, che con la sua magnifica cantabilità è in grado di “riportarci su questa terra”, dopo gli abissi espressivi del precedente tempo. La Sonata si conclude con un “Rondo”, che utilizza per la prima volta l’alternanza di suono e silenzio come elementi strutturali del tema principale, riuscendo mirabilmente a dimostrare come le pause abbiano in musica la stessa importanza del suono.   

Sonata per pianoforte in Do maggiore L 14 (WoO 51), “Sonate pour le Pianoforte”

Pubblicata postuma nel 1830 con il titolo di “Sonate pour le Pianoforte” dall’editore Dunst di Francoforte sul Meno, questa Sonata in due tempi rappresenta certamente l’opera di Beethoven concepita in tale forma che più a torto è stata esclusa dal catalogo “ufficiale” delle Sonate per pianoforte, venendo così “dimenticata”, ingiustamente, anche dagli interpreti beethoveniani più coscienti. Se infatti ciascuna delle 32 Sonate costituisce un “unicum” a sé,  rappresentando oltre che un opera d’arte nuova e mai ripetitiva di soluzioni precedentemente utilizzate anche un’occasione per sperimentare nuove possibilità formali ed espressive, la Sonata in Do maggiore L 14 è certamente quell’opera dove Beethoven ha utilizzato più che in qualsiasi altra Sonata per pianoforte l’arpeggio come suo elemento strutturale principale, riproponendo tale scelta compositiva anche nel secondo movimento di questo incantevole brano. Come avvenuto per la Sonata L 4 (WoO 50), anche in questo caso il manoscritto non riporta alcun titolo; non vi è tuttavia alcun dubbio che si tratti di una Sonata a tutti gli effetti. Dedicata ad Eleonore von Breuning, moglie dell’amico fraterno Gerhard Wegeler (a sua volta dedicatario della Sonata L 4, WoO 50), si ritiene che quest’opera possa essere stata in origine concepita per orfica, anziché per pianoforte. In una lettera del 23 dicembre del 1827 (quindi dopo la morte di Beethoven) Gerhard Wegeler scriveva ad Anton Schindler di “due piccoli pezzi per orfica che Beethoven ha composto per mia moglie”, riferendosi a questa Sonata. L’orfica era uno strumento a tastiera di modeste dimensioni, una sorta di pianoforte portatile, la cui tastiera aveva un’estensione massima di sole quattro ottave. L’utilizzo di numerosi arpeggi in entrambe le mani di estensione limitata all’ottava o poco più quale elemento strutturale ed espressivo principale di questa Sonata, contribuirebbe a mio avviso a validare tale ipotesi, non potendo l’orfica contare né sulla potenza di suono (le dinamiche principali utilizzate sono qui infatti il “piano” e il “pianissimo”), né su un’ampia estensione della tastiera. Il primo tempo, un Allegro, apre questa Sonata con una serie di arpeggi che si alternano in moto contrario in entrambe le mani, introdotti da trilli alla mano destra, creando un’atmosfera di tranquillità, successivamente ritrovata anche nel secondo tema, anch’esso costruito su di una figura melodica alla mano sinistra riconducibile ancora una volta ad un arpeggio. Ma il vero centro espressivo della Sonata è sicuramente lo splendido Adagio che segue, fra i movimenti più belli di tutte le Sonate per pianoforte di Beethoven. Ad un primo tema melodico marcato “dolce”, segue un misterioso e teso secondo tema in tonalità minore, che presenta nuovamente una serie di arpeggi alla mano destra, elemento strutturale ed espressivo principale di tutta la Sonata, riproposto nuovamente nella successiva “codetta” che ci condurrà alla ripresa del tema principale di questo splendido movimento per troppo tempo dimenticato. 

Sonata per pianoforte L 25 (ex n. 18) in Mi bemolle maggiore, Op. 31 n. 3  

Le tre Sonate per pianoforte che compongono l’Op. 31 furono composte da Beethoven nell’estate del 1802. Scritte a poca distanza dalle precedenti due Sonate “Quasi una Fantasia” che formano l’Op. 27, costituiscono un ponte ideale che ci conduce a quello che saranno le Sonate della piena maturità, ovvero le successive Sonate Op. 53 “Waldstein” e Op. 57 “Appassionata”. Con le tre Sonate dell’Op. 31, Beethoven dichiara di voler scrivere in una “nuova maniera”. La Sonata Op. 31 n. 3 si apre con un classico “Allegro”. Ciò che risulta qui rivoluzionario è il fatto di iniziare una Sonata con un “accordo di settimana”, molto instabile e di transizione per definizione, piuttosto di fare il possibile per confermare la tonalità d’impianto come di consueto avviene. Tutto il primo gruppo tematico è come se “giocasse” con i capisaldi dell’armonia classica, che la fanno normalmente da padroni all’interno della “forma-sonata”, destabilizzandone con mirabile sottigliezza la loro funzione formale. Il successivo secondo tema, molto classico nella sua concezione, ci riporta invece in un’atmosfera di piena classicità. Ma Beethoven ci vuole nuovamente stupire con il secondo tempo. Nelle Sonate per pianoforte mai prima d’ora il movimento lento (qui eccezionalmente assente) era stato sostituito da uno “Scherzo”. Pagina molto brillante, rivoluziona la consueta funzione di “collegamento” che ha normalmente uno Scherzo all’interno di una Sonata, dandogli invece notevole spessore drammatico ed espressivo. Di rilievo anche l’innovazione di scrivere per la prima volta uno Scherzo in 2/4, anziché nel consueto ritmo ternario. Il successivo “Menuetto” ci riporta a una scrittura apparentemente più tradizionale. Tuttavia, non essendo presente, come detto, in questa Sonata alcun movimento lento, Beethoven conferisce maggiore espressione e “peso” anche a questo movimento, come avvenuto per il precedente. L’Op. 31 n. 3 si conclude con uno splendido finale marcato “Presto con fuoco”, una delle pagine più virtuosistiche e brillanti di tutte le Sonate per pianoforte.