PLASTICAMARE, ispirato a Hemingway in un mare di plastica




Al teatro KW di Cabiate la nuova produzione di Teatro in Mostra ispirato a “Il vecchio e il mare”, una denucia dell’inquinamento degli oceani nella più completa indifferenza
Di quale mare e di quale pescatore avrebbe parlato Ernest Hemingway se fosse vissuto oggi? Ne “Il vecchio e il mare” il rapporto fra i protagonisti, pescatore e mare, è paritario fatto di conoscenza e rispetto, consapevolezza ed equilibrio. Oggi il rapporto con il mare è segnato dall’abuso, dalla violenza, da una visione rapacemente predatoria o dalla colpevole indifferenza: la pesca indiscriminata, le estrazioni minerarie e la plastica sono continue aggressioni a mari e oceani.
Le tristemente famose “isole di plastica” sono otto: una delle due presenti nell’Oceano Pacifico ha le dimensioni di Spagna e Portogallo assieme.
Si intitola “Palsticamare” la nuova produzione dell’associazione culturale TiM Teatro in Mostra di Como, la compagnia teatrale diretta dall’attrice Laura Negretti. Il testo è ispirata al capolavoro della letteratura: “Il vecchio e il mare”, romanzo che valse il Nobel a Ernest Hemingway.
Negretti era, da tempo, in cerca di un buon soggetto per portare in scena temi ambientali ed in particolare le pericolosissime garbage patches, le gigantesche isole formate da plastica ed altri rifiuti che fluttuano sulla superficie degli oceani causando la morte di migliaia di pesci, anfibi e altri organismi che vi rimangono intrappolati. Nel libro di Hemingway il tema di fondo è la profonda unione tra l’uomo e la natura qui rappresentata dal mare. Nel racconto del vecchio pescatore Santiago ci sono il coraggio, la voglia di riscatto, l’amicizia e l’amore, ma anche la nostalgia per il tempo andato e l’avvicinarsi ad un ineluttabile fine, tante tematiche care a Laura Negretti che ha affidato a Marco Filatori il compito di scrivere una drammaturgia che, partendo dal romanzo hemingwayano, denunciasse i pericoli dei rifiuti plastici che inquinano i mari.

Filatori è partito da un’affascinante ipotesi: come avrebbe scritto Ernest Hemingway il suo capolavoro, di quale mare e di quale pescatore avrebbe parlato se fosse vissuto oggi? La nostra conclusione, anzi certezza, è che avrebbe raccontato dell’abuso, della violenza, dello svuotamento di mari ed oceani. E tra le molte – troppe – possibilità ci piace pensare che si sarebbe concentrato sulla plastica come elemento di aggressione. Simbolo dell’ottusa indifferenza dell’uomo per le sorti del pianeta terra. Emblema della sua avida ingordigia”.
Sul testo di Marco Filatori è stato allestito lo spettacolo intitolato “Plasticamare” con al regia di Omar Nedjari e l’interpretazione, in più ruoli, di Diego Paul Galtieri e Laura Negretti. Le scenografie dove la plastica riciclata non è solo funzionale alla messa in scena, ma diventa essa stassa messaggio, sono di Armando Vairo, i costumi di Ilaria Strozzi, Sofia Ferron è assistente alla regia e Donato Rella il direttore tecnico.
Venerdì 6 dicembre alle ore 21, lo spettacolo verrà rappresentato al teatro Karol Woytila di Cabiate nell’ambito di “Arte della Terra festival”, “Plasticamare” è perfettamente in linea con le tematiche della manifestazione.
Le considerazioni dell’autore Marco Filatori
Nel suo romanzo uno dei temi più forti, e tristemente inattuali, è il rapporto paritario tra il pescatore ed il mare. Un rapporto fatto di conoscenza e rispetto, non predatorio, consapevole e non con la rapacità della razzia indiscriminata dell’oggi. Non saccheggiando senza criterio ma ringraziando il mare ed il pesce che diventerà cibo e vita per molte famiglie.
Non a caso il mare come grande padre e la terra come grande madre sono stati ovunque tra le prime divinità dei popoli antichi: il mare per il pesce, la terra per il grano. Quella della pesca era un’attività quotidiana
non condotta con odio o prepotenza ma alla pari, rispettando ritmi interni e molto più antichi dell’uomo. Ne “Il vecchio e il mare” emergono con forza e chiarezza quasi profetica la dignità e coraggio del vecchio pescatore Santiago ma anche quelle del pescespada che lotta strenuamente per liberarsi. Una lotta epica ed equilibrata tra due esseri viventi in un rapporto di assoluto rispetto tra uomo e natura. Tutte cose che oggi non esistono più.
Dicevamo… la plastica. Le tristemente famose “ISOLE DI PLASTICA” sono otto e hanno dimensioni sconvolgenti. Una delle due presenti nell’Oceano Pacifico è stimata da un minimo di 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km². Le dimensioni di Spagna e Portogallo assieme. E come questa ce ne sono ben altre sette negli oceani. Agglomerati di rifiuti plastici che le correnti hanno coagulato in isole. Quanti anni ci vorranno prima che tutti gli oceani ne verranno ricoperti?
Noi siamo certi che Hemingway non sarebbe rimasto indifferente a questa follia! Quindi abbiamo deciso di prendere il suo romanzo e di attualizzarlo tragicamente in una sorta di visione (premonizione?!) per raccontare quello che ci preme: la lenta agonia dei mari, che rischia di essere il nostro suicidio come razza umana. Questo avrebbe scritto Hemingway “se” fosse vissuto oggi.

biglietti da 3.50 a 10 euro in vendita QUI