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“Così fan tutte”, o meglio: “Così facciamo tutti”

15 dicembre 2024 | 09:30
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“Così fan tutte”, o meglio: “Così facciamo tutti”
“Così fan tutte”, o meglio: “Così facciamo tutti”
“Così fan tutte”, o meglio: “Così facciamo tutti”
“Così fan tutte”, o meglio: “Così facciamo tutti”

Il quarto titolo della Stagione lirica di quest’anno del Teatro Sociale di Como è l’opera di Mozart “Così fan tutte” andata in scena venerdì sera con replica oggi pomeriggio

di Sofia Mancuso

Il quarto titolo della Stagione lirica di quest’anno del Teatro Sociale di Como è mozartiano: “Così fan tutte”, opera composta nel 1790 su libretto di Lorenzo da Ponte. Unica opera buffa in cartellone, presenta un meccanismo che, ancora oggi, funziona perfettamente: i giovani Ferrando e Guglielmo fanno una scommessa con l’amico Don Alfonso circa la fedeltà delle loro compagne e, dopo essersi travestiti e aver tentato di tutto per sedurle, scoprono che Fiordiligi e Dorabella non sono davvero scogli granitici, bensì esseri umani, che possono cambiare idea e anche cedere alle tentazioni ogni tanto, proprio come loro. Si tratta di una vera e propria commedia dunque, che spesso fa ridere di gusto.

così fan tutte teatro sociale

L’allestimento è tradizionale e storico, realizzato con la regia di Mario Martone, andato in scena per la prima volta nel 1999 a Napoli (dove, tra l’altro, si ambienta anche la vicenda) e qui ripreso da Raffaele Di Florio. Va fatta una premessa: qualsiasi allestimento di “Così fan tutte” deve confrontarsi con un aspetto da non sottovalutare, ovvero la durata dell’opera. Si parla di tre ore abbondanti, e per quanto la musica di Mozart sia meravigliosa, il pubblico potrebbe ragionevolmente veder calare il proprio livello d’attenzione. Quindi anche la regia di Martone-Di Florio deve fare i conti con questa difficoltà ma ne esce, tutto sommato, pulita. Sulla scena (curata da Sergio Tramonti) troviamo elementi essenziali d’arredo e due pedane che sconfinano in platea; addirittura vengono usati alcuni palchetti per avvicinare cantanti e pubblico. Si tratta di una scelta classica, ma dobbiamo considerare che forse, venticinque anni fa, era percepita  come innovativa e, soprattutto, bisogna ammettere che è un classico che funziona bene. Collaborano alla felice riuscita i costumi di Vera Marzot (ripresi da Rossana Gea Cavallo) e le luci di Pasquale Mari (riprese da Gianni Bertoli). Tra i momenti da citare abbiamo sicuramente l’arrivo in scena dei due “albanesi”, ovvero Ferrando e Guglielmo travestiti. In realtà di diverso hanno ben poco: solo due turbanti in capo (che poi tolgono!)  e  dei “mustacchi” dipinti sul volto (purtroppo non chiaramente visibili dalle ultime file). Eppure questo loro non-travestimento non disturba affatto, anzi: il pubblico si sente ancora più coinvolto nella finzione e non si vede l’ora di scoprire dove arriverà questa situazione paradossale. Da ricordare poi sono quelle che mi prenderò la libertà di definire “despinate” , ovvero le scene in cui Despina è protagonista o quasi, in particolare quelle in cui si traveste da dottore e notaio, con effetto comico garantito. Interessante anche il finale, in cui troviamo alcuni espedienti per non far capire fino al fondo al pubblico quali saranno le coppie definitive, per esempio il “cerchio di nozze” formato da tutti e quattro i personaggi in cui non è visibile chi stringa la mano di chi.

Causa indisposizione di Federico Maria Sardelli, troviamo Francesco Pasqualetti alla direzione dell’Orchestra i Pomeriggi Musicali.  Considerando il poco tempo avuto per provare, il risultato è più che positivo.

Il cast è quasi interamente composto da giovani vincitori del Concorso Aslico e nel complesso lascia soddisfatti. Katarina Radovanovic è Fiordiligi, che ben caratterizza nella sua morigeratezza e serietà, prendendo sicurezza vocale man mano che l’opera procede, con una buona resa dell’aria “Come scoglio”. Mara Gaudenzi è Dorabella e promette di diventare un mezzosoprano coi fiocchi: voce calda e avvolgente, squillante quando serve e buona presenza scenica. Davide Peroni l’abbiamo già visto quest’anno su questo palco nella “Bhoème” dove aveva dato ottima prova di sé e qui conferma l’impressione, sia vocalmente che scenicamente. Pietro Adaìni è Ferrando, dal timbro rotondo che emerge soprattutto nell’aria “Un’aura amorosa”, molto applaudita. Il Don Alfonso di Matteo Torcaso mostra un’ottima presenza scenica e una voce diritta e chiara. Concludiamo con Despina, interpretata da Cristin Arsenova: duttile sia vocalmente che scenicamente, tempi scenici sempre giusti e una piacevolissima interpretazione. Puntuale il Coro OperaLombardia guidato da Diego Maccagnola.

così fan tutte teatro sociale

“Così fan tutte” è un’opera che risulta attuale in ogni tempo e che funziona bene anche con un allestimento classico che ha il vantaggio, nella sua essenzialità, di permetterci di focalizzarci completamente sui personaggi, accompagnandoli nella scoperta delle loro relazioni e delle loro interiorità. Il pubblico si diverte così tanto guardando quest’opera perché vi si rivede e non si sente giudicato. Poche opere buffe sanno scandagliare i rapporti e i caratteri umani come questa, e ci fa pensare che forse quel che dobbiamo ricordare non è tanto che “così fan tutte”, ma che “così facciamo tutti”.

L’opera è in replica oggi pomeriggio alle 15.30 al Teatro Sociale, alcuni biglietti ancora disponibili