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Short Stories di Natale – TUULIKKI E LA CAPANNA NEL BOSCO di Lidia Falzone

24 dicembre 2024 | 15:00
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Short Stories di Natale – TUULIKKI E LA CAPANNA NEL BOSCO di Lidia Falzone

Short Stories nasce con l’obiettivo di proporre ai lettori racconti inediti e agli scrittori una pagina bianca da rienpire con creatività.

Regalateci una storia, Short Stories nasce con l’obiettivo di proporre ai lettori racconti inediti e agli scrittori una pagina bianca da rienpire con creatività. Il tema è libero, potete sbizzarrirvi con fantasy, gialli, rosa, noir, quelo che preferite. Lo spazio, però, è di massimo 20.000 battute spazi inclusi. Inviate via mail a contatti@ciaocomo.it, il comitato di redazione decidera se e quando pubblicare il racconto.

TUULIKKI E LA CAPANNA NEL BOSCO

di Lidia Falzone

Tuulikki arrancava sul sentiero. Lo zaino diventava sempre più pesante ad ogni passo; eppure, ci aveva messo solo lo stretto necessario.
Iniziava a vedere in lontananza le rocce dietro le quali era stata costruita, dal nonno, la capanna nel bosco.
Erano decenni che non andava lì e in alcuni tratti pensò di essersi persa, ma alla fine un dettaglio nel panorama, un’ansa del lago o forse solo l’istinto la rifrancava che quella fosse la strada giusta.
Mai si sarebbe aspettata di farsi condurre dall’intuizione: non era logico, non era pratico ed era pericoloso.

Ma non aveva più quelle certezze. Le aveva perse insieme alla casa. Non c’era più, in tutti i sensi, né il contenitore né il contenuto. Quanto era stato rassicurante per anni rientrare dopo il lavoro, e quanto poi era stato soddisfacente ritornarvi, stanca dalle lunghe ed impegnative ore alla chiesa, dopo il grande impegno per organizzare i servizi ai più bisognosi. Aveva dato tanto, ed ora cosa era rimasto? Un mucchietto di cenere e nessuno che le desse aiuto, quell’aiuto che lei non aveva mai lesinato agli altri. L’aiuto per tornare alla sua vita di prima.
E ad ogni passo questo pensiero e tutta la sua delusione pesavano più dello zaino.
Mancava poco a Natale, e sarebbe stato quello più inutile della sua vita. Doveva andare lontano dalle tradizioni, dalle decorazioni, dai biscotti con zenzero e cannella. Lontano dalla cucina e dai suoi profumi avvolgenti e penetranti.

La neve era già caduta, ma le ciaspole la aiutavano ad avanzare piano piano. A qualche metro dall’uscio si tolse i guanti per cercare le chiavi nella profonda tasca della giacca.
Abituatasi alla penombra vide che non era poi messa così male: molta polvere dentro, una generosa catasta di legna fuori. C’era l’elettricità e sembrava funzionare ancora. Mancava l’acqua corrente, ma la neve sarebbe bastata, poi, più avanti l’acqua fresca del ruscello oltre il boschetto di betulle.
E c’era silenzio, intenso e pesante. Non si udivano canti né tantomeno preghiere.
Si sedette al tavolo e rimase lì per qualche minuto, poi il freddo la costrinse ad affrettarsi ad accendere il fuoco.

Arrivò la notte di Natale, ma era solo un’altra notte anche se Tuulikki era triste, una profonda e calma tristezza. Alcune sere erano cullate da lunghe e tediose domande sul perché, seguite da piani più o meno congegnati per tornare alla sua vita di prima; frasi pensate e ripetute destinate alle persone che avrebbe rivisto al suo ritorno in città, poi, le frasi divennero nebbiose, sempre più flebili fino al punto che non le importavano più. I volti di chi avrebbe dovuto incontrare si persero nel vento freddo che spirava dal lago.

E la notte di Natale era fredda, bianca e quieta, come dovrebbe essere ogni notte di Natale. Tuulikki uscì per cercare quell’emozione che pensava di non avere più. Cercava in alto l’aurora
boreale, ma non era sera. Sarebbe stato incantevole vederla proprio in quell’istante, ma non accadde. E allora andò a dormire senza miracoli.
Non era certa del rumore che aveva sentito: era vero o se l’era sognato? Era un rumore sordo: qualcosa aveva colpito la porta. Ma come poteva essere? Era qualcosa di pericoloso?
Si alzò. Aprì la porta con circospezione. Entrò solo il freddo. Notò però, sullo zerbino, un sasso, grande quanto una noce di cocco, grigio e lucente. Era forse stato quello? Qualcuno per scherzo l’aveva lanciato contro la sua porta? Ma chi? Non c’era nessuno da quelle parti. E poi, perché l’avrebbe fatto?
Il sasso sembrava rilucere con sfumature inaspettate e questo fece molto spaventare Tuulikki, l’aurora boreale la voleva vedere in cielo e non rinchiusa in un sasso!
Quella notte non riuscì a dormire. Solo diverse ore dopo la stanchezza ebbe il sopravvento.

E passarono le settimane. Tuulikki scendeva al piccolo negozio per le provviste. Prendeva velocemente quello che le serviva e tornava alla capanna.
Ma, puntuale, una volta alla settimana, ecco il colpo secco alla porta in piena notte. Tuulikki era davvero spaventata, ma non si sarebbe mai rassegnata ad andarsene da lì. Così aveva deciso. Poteva essere uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualche vicino, anche se non c’era anima viva nel raggio di chilometri.
Le prime settimane, quella strana fosforescenza sembrava inquietarla, ma, come aveva capito nel corso della vita, spesso le cose strane sono riconducibili ad una normale spiegazione.
Non era nulla di magico, era solo un evento naturale che lei ignorava.

E così, quei sassi rilucenti iniziarono ad accumularsi vicino alla porta della capanna, sotto il portico. Ad ogni nuovo colpo notturno, risplendevano, insieme al nuovo arrivato come le vere luci del nord.
Sempre più si immergeva nella natura: il bosco, il lago, la neve, il vento. Prima fu un tornado di pensieri, di pianti, di rancori, poi piano piano imparò ad ascoltare i suoni intorno. La avvolgevano e creavano una sorta di vuoto dentro di lei. Quel vuoto era riposante. Una grande tavolozza bianca sulla quale dipingere tutto ciò che voleva. Ma spesso non sapeva cosa dipingere.
Ci furono giorni nei quali ascoltava il vento, giorni nei quali assaporava la neve, e alcuni per odorare gli aghi dei pini.
La neve iniziò a sciogliersi, lasciando un terreno molle e umidiccio.
E i sassi smisero di colpire la sua porta.

Stava tagliando la legna quando sentì dei passi sul sentiero e un grido.
«Ma che cavolo?» e un’altra serie di improperi fu udita da Tuulikki.
Un uomo stava procedendo verso la sua capanna con in mano un sasso grigio e lucente, grande come una noce di cocco. Guardò verso di lei: «Sono inciampato in questo dannato sasso ed ho slogato la caviglia!»
Tuulikki non disse nulla, ma l’uomo si avvicinò verso la capanna zoppicando e ammirando la vista: «E’ bellissimo qui, sembra un quadro di Fanny Churberg, la conosce?»
Tuulikki continuava a non rispondere, prese il sasso dalle mani dell’uomo e lo getto insieme agli altri con una sorta di grugnito.
«Beh, che ne dice», continuò l’uomo: «Di vendermela questa capanna? Quanto costa?»
«Non è in vendita», rispose Tuulikki e aggiunse: «Ma perché la vuoi comperare?»
«Per averla e godere della vista e del bosco»
Tuulikki lo sguardò con i suoi piccoli occhi scuri: «Stai già godendo della vista e del bosco senza spendere un centesimo?»
«Ma non è lo stesso, non la posseggo!»
«E quando la possiederai la vista sarà migliore?»
«No, certo che no, ma io sarò più contento perché la capanna è la mia»
«Quindi io dovrei essere più felice di te di questa vista perché la capanna è mia?»
L’uomo la guardò con una smorfia, e Tuulikki continuò: «Se la capanna fosse tua quante volte all’anno ci verresti?»
«Non so, forse 3 o 4 volte, sono molto occupato!»
«Allora ti do il permesso di venire 3 o 4 volte all’anno»
L’uomo le sorrise come si sorride ad un bimbo. Rimase con lei per cinque giorni, il tempo di rimettersi con la caviglia. Tuulikki si offrì di chiamare soccorsi, ma lui preferì rimanere.
Tuulikki trovava che l’uomo, si chiamata Antti, era troppo ciarliero, in quei giorni le raccontò tutta la sua intensa vita.

Quando se ne andò rimase per alcuni istanti fermo come ad imprimere nella sua mente il paesaggio, poi sbuffò e si incamminò sul sentiero.
Vennero giorni più caldi, e tutti i profumi ed i rumori dell’estate fluirono fino all’altura dove era stata costruita la capanna. Come era bello rimanere fuori al sole che sembrava non tramontare mai e che illuminava tutto. Tuulikki aveva l’impressione che quella luce le filtrasse attraverso e a volte ne aveva paura.
Tuulikki, le sere nelle quali non riusciva a prendere sonno, usciva ad ammirare il suo mucchio di sassi, che però restava lì, grigio, immobile ed incolore alle fioche luci dell’oscurità.
Ed appunto, una di quelle sere, era quasi notte, vide un’ombra approssimarsi. Era una lunga ombra grigia.
La donna di avvicinava con passo incerto e dondolante. Aveva in mano un lucente sasso grigio dalle dimensioni di una noce di cocco. Disse a Tuulikki: «L’ho trovato sul sentiero davanti alla tua capanna».
Si girò verso il bosco e disse: «È bello qui, posso fermarmi qualche giorno?»
Tuulikki fece un cenno con il capo e la invitò ad entrare in casa. Vi era un profumo di legna fresca. La donna fece cadere il sasso vicino agli altri: «Ah, vedo che ne hai raccolti molti».
Tuulikki era contenta che la donna non fosse ciarliera come il precedente visitatore. Aveva i suoi stessi sguardi persi su un punto lontano, ed era consolante stare all’aperto con lei a respirare l’aria limpida di primavera. Spesso aveva la certezza che, come lei, ricercasse quelle risposte che sembravano non arrivare mai, anche se ci si trovava nel posto giusto.

Dato che la bellezza del tutto era inarrivabile per loro, allora passavano ad osservare i piccoli dettagli della natura che le circondava, e in alcuni momenti se li gustavano proprio.
Preparavano insieme il pranzo e la parca cena, e piano piano sbocconcellando la sua ospite le faceva compagnia.
Poi finalmente un mattino la donna sorrise, il sole era già alto e l’aria tiepida e colma di profumi. Una leggera brezza spirava dal lago e il ruscello canticchiava più scampanellante del solito.
Guardo Tuulikki e sorseggiando il suo caffè disse: «Ti spiace se ritorno in città?». Tuulikki era un po’ triste di perdere quella bella compagnia, ma capì.
E poi le giornate si fecero più corte e il vento più insistente, iniziava a raffreddare i vetri delle finestre al mattino. Ai colori si aggiunsero il giallo ed il rosso.

Un giorno di pioggerellina fitta e pungente Tuulikki vide un ombrello colorato avvicinarsi alla capanna. La sagoma le era famigliare: era Aada, una sua amica del paese. Insieme si dedicavano a servire la loro comunità per quel che potevano.
«Tuuli, Tuuliiii», la sentiva gridare con voce squillante dal sentiero, «che ci fai ancora quassù?»
Tuulikki la salutò ma con un leggero imbarazzo, non era più abituata ad avere persone famigliari intorno.
Aada non la fece nemmeno parlare: «Non è ora di tornare in città? Ho trovato qualcuno che ti può aiutare con la casa, ti ospiterebbero loro e poi si vedrà, sono una buona famiglia…», ma Tuulikki si era già persa alla seconda frase. Stava osservando una ghiandaia muovere la coda colorata. Si girò a guardarla con occhietti vispi prima di volare via.
Aada si fermò alcuni giorni e le raccontò ogni cosa che fosse accaduta in città dalla sua partenza. A volte Tuulikki faceva finta di dormire per non sentire altre storie di Aada. Se ne vergognava un po’ perché le voleva bene. E Aada faceva tantissime domande a Tuulikki e per lo più riguardavano il perché e il per come delle sue scelte e delle sue azioni, ma lei non sapeva darne una ragione, come poteva rispondere!

Un giorno Aada arrivò con un lucente sasso grigio grosso come una noce di cocco: «Ho trovato questo sasso vicino al sentiero, vedo che li stai collezionando e te l’ho portato»
«Mettilo insieme agli altri», le disse Tuulikki sconsolata, oramai il mucchio di sassi era davvero ingombrante.
Poi Aada, esasperata dai silenzi di Tuulikki e dalla sua testardaggine, se ne andò.
E poi arrivarono il freddo e la neve. Il buio si infilava presto in casa.
Le fiamme del camino creavano immagini che Tuulikki cercava di definire.
Un gufo grigio iniziò a bubolare ogni giorno.
Il tramonto era spettacolare, colori e sapori, l’aria era inebriante e i raggi del sole all’orizzonte avvolgevano Tuulikki con una musica che penetrava fino in fondo.
Ed iniziarono i colpi alla porta: nuovi sassi, nuove luci, colori più intensi e prolungati.
Così Tuulikki pensò che fosse ora di tornare in città: per stare dove? Non lo sapeva. Per fare che cosa? Non lo sapeva.

Era il mattino della Vigilia di Natale quando si incamminò con il suo zaino, mise all’interno tutti i sassi grigi e lucenti che riuscì a trasportare sulla schiena. Dopotutto erano inusuali, li avrebbe tenuti con sé. I restanti li avrebbe ritrovati al suo prossimo viaggio alla capanna.
Il sentiero era pieno di neve e Tuulikki procedeva a rilento, ma aveva tempo di guardare le felci e i tronchi, gli aghi e le poche foglie rivestite di bianco.
Arrivò davanti alla sua casa in città: oramai un cumulo diroccato di ciò che era stata. La sua piccola, dolce, amata dimora.
Davanti vi era un mucchio di sassi: gli stessi lucenti sassi grigi della dimensione di noce di cocco. Ma chi ce li aveva portati? Tuulikki tolse dallo zaino i suoi e completò il cono di sassi. Prese un ramo con gli aghi verdi e fitti, lo pose sopra.
I sassi iniziarono a rilucere talmente forte da non riuscire a guardarli da vicino.
Era il più insolito, inaspettato, meraviglioso albero di Natale che avesse mai visto. Le rovine della casa, che era stata la sua, scomparivano dietro a tanta magnificenza.
Tuulikki sentì un grande calore dentro di sé, una grande pace e si avviò verso la casa di Aada, volgendosi indietro, di tanto in tanto, ad ammirare lo spettacolo delle luci del suo albero di sassi risplendenti.
Passando nelle stradine della città sentiva profumo di cannella e zenzero. Si ricordò che quest’anno non aveva preparato come al solito la marmellata di prugne.
Bussò, le aprirono ed entrò. Il profumo del prosciutto nel forno le riempì le narici. Sul divano l’uomo ciarliero e l’alta donna grigia la salutarono. Sul tavolo la ciotola di riso e latte ancora tiepida.
«Li ho incontrati sul sentiero», disse Aada: «staranno con noi per Natale».
Il Presidente aveva già augurato pace a tutti e Aada stava scaldando la sauna.
Non sarebbe stata la stessa vita di prima, ma una nuova, costruita sasso dopo sasso.

Un giorno alla volta. Ed oggi è la Vigilia di Natale.