Teatro Sociale: “I Capuleti e i Montecchi”: un amore che “parla sommesso”




Ultimo appuntamento della stagione lirica al Teatro di Como con l’opera di Vincenzo Bellini ispirata al capolavoro di Shakespeare
di Sofia Mancuso
Nel pomeriggio di domenica 19 gennaio si è conclusa la stagione operistica del Teatro Sociale di Como 2024/25 con “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini, su libretto di Felice Romani. La fonte principale per quest’opera, come qualcuno forse avrà già intuito dal titolo, è una delle tragedie più famose di Shakespeare, “Romeo e Giulietta”. In questo adattamento realizzato nel 1830 da Bellini e Romani, ritroviamo la medesima, sfortunata (per usare un eufemismo) storia d’amore tra i due giovani, in un contesto di vera e propria guerra tra le due famiglie rivali. Si staglia sullo sfondo il personaggio di Capellio, padre-padrone di Giulietta, che la assegna in matrimonio al proprio fedele compagno d’armi Tebaldo, proibendole di essere felice insieme all’amato Romeo. Anche questa volta, purtroppo, i due giovani non riusciranno a coronare in vita il loro sogno d’amore.

Il nuovo allestimento, che ci conduce in un’ipotetica Verona contemporanea e non più duecentesca, nasce con la regia di Andrea De Rosa, le scene di Daniele Spanò, i costumi di Ilaria Ariemme e le luci di Pasquale Mari. La scena si apre su un’immagine molto evocativa: mentre i Capuleti ribadiscono la loro fedeltà a Capellio, al centro del palco vi sono tre mura marmoree che racchiudono la stanza di Giulietta, che sembra quasi esserne prigioniera. È qui che, di nascosto, giunge Romeo per fare visita alla sua amata, e permetterle di vivere almeno qualche ora di serenità. Questa gabbia fisica rende perfettamente la sensazione di oppressione che caratterizza l’esistenza di Giulietta, che sembra svolgersi tutta fra le quattro mura della sua abitazione e addirittura della sua stanza. Un’altra scena interessante è l’ingresso di Giulietta in abito da sposa, che non indossa un drappo di seta bensì un lunghissimo ritaglio di cellophan: il materiale non è certo quello che ci aspetteremmo per un evento simile, eppure la solennità è la medesima, se non superiore. Si avverte in sottofondo una gravità strisciante: questo materiale così leggero ma difficile da gestire può far pensare a quanto dovrebbe essere leggera e semplice la vita della giovane, che invece è costantemente sottoposta al volere del padre. Infine una menzione alla tomba di Giulietta (e poi anche di Romeo) che compare nelle scene finali e si solleva per mostrare al di sotto i corpi dei due amanti e accogliere le loro ultime parole prima della fine.
Direttore dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è Sebastiano Rolli, che sin dalla sinfonia d’apertura ci regala un suono potente e delicato al tempo stesso, capace di seguire i turbamenti d’animo dei due giovani amanti e la violenza che attraversa le due fazioni in lotta.
Una premessa va fatta relativamente al cast: Romeo è interpretato da un mezzosoprano en travesti, come da convenzione per l’epoca quando era necessario dar vita a un personaggio maschile ma ancora molto giovane, proprio come nel caso del nostro protagonista. Annalisa Stroppa interpreta Romeo, un ruolo con cui ha già lavorato diverse volte e si vede: la sua vocalità sa essere sia suadente che briosa e crea un personaggio carico di quell’emotività e impulsività che ci aspetteremmo da un adolescente innamorato. Brilla Giulietta, interpretata da Francesca Pia Vitale: estremamente precisa e altrettanto capace di emozionare. Ottima la dinamica, come mostra con chiarezza l’esecuzione di “Oh quante volte, oh quante!”. Matteo Falcier è un Tebaldo squillante e che colpisce particolarmente nel duetto con Romeo del secondo atto. Matteo Guerzè interpreta un Lorenzo ben caratterizzato, con vocalità dolce e profonda. Capellio è Baopeng Wang, granitico e immutabile come richiesto dal suo ruolo. Vocalmente e scenicamente preciso il Coro OperaLombardia preparato da Diego Maccagnola.

Shakespeare ci ha donato una storia d’amore universale, che ogni secolo ha interpretato e raccontato con i suoi linguaggi. Anche Bellini e Romani rimangono affascinati da questo amore, che non può esistere semplicemente perché non viene accettato da chi circonda i due protagonisti. Nel nostro tempo, questa storia continua a essere attuale e necessaria: innumerevoli sono ancora oggi gli amori che vengono ostacolati ingiustamente, senza diritto alcuno, e quest’opera ce lo ricorda. Chissà mai che tra le molteplici emozioni che l’opera può regalare non ci sia anche l’empatia, quella che aiuta a comprendere che l’amore non deve mai “parlare sommesso”, come Lorenzo chiede di fare ai due innamorati proibiti: l’amore deve sempre parlare forte, cantare e aprirsi alla vita.