“Per sempre Tina”, la vita di Tina Modotti in scena al San Teodoro

Venerdì 24 gennaio Arianna Pollini debutta con il suo spettacolo intitolato “Per Sempre Tina”, realizzato con “Montagne Racconta”
Venerdì 24 gennaio, alle 21, il Teatro Comunale San Teodoro in via Corbetta 7 a Cantù, ospiterà il debutto ufficiale di Per Sempre Tina, spettacolo è ispirato alla vita di Tina Modotti, celebre fotografa e militante, nata a Udine nel 1896, di e con Arianna Pollini, sguardo esterno alla regia di Claudio Milani, coaching a cura di Paolo Antonio Simioni, costume di scena di Augusta Selva, un testo realizzato durante il laboratorio di scrittura di Montagne Racconta.
In questa narrazione di se stessa, Tina mette l’accento sulla sua esperienza di donna, di fotografa e di comunista. Nel racconto hanno grande rilevanza le relazioni, anche quelle con gli uomini che hanno segnato la sua esistenza. A condurre lo spettatore dentro la trama della sua vita è il suo pensiero che, per associazione, passa da un episodio all’altro, donando allo spettatore, con le prime battute dello spettacolo, una precisa bussola di coerenza narrativa.
È un racconto che sembra nato dalla fantasia di uno scrittore, e che sorprende per la sua continua evoluzione e trasformazione. Il coinvolgimento narrativo porta ad appassionarsi alla vita di Tina, posta continuamente davanti a prove straordinarie. Ogni passaggio della sua esistenza conduce chi ascolta in scenari di una vitalità fuori dal comune: Udine nei primi anni del Novecento, la fame e la povertà dei quartieri operai; San Francisco, la Little Italy e il teatro; Hollywood e il cinema muto ai suoi esordi; Edward Weston e la fotografia; Città del Messico e il Rinascimento messicano; Antonio Mella e la militanza nel Partito Comunista; l’esilio a Berlino negli anni trenta; Mosca, il suo impegno politico e la vita clandestina durante la militanza nel Soccorso Rosso Internazionale; la Guerra Civile in Spagna, dove si adopera senza sosta; il ritorno in Messico e la fatica degli ultimi anni.
Il racconto conduce lo spettatore fino all’inesorabile: la sua morte, da sola, in un taxi, a Città del Messico. Lo spettacolo è una narrazione sospesa, fatta di gesti eterei che danno vita all’invisibile e che si chiude là dove ha avuto inizio. Un racconto circolare che assorbe lo spettatore. Un monologo ricco di umanità, che lascia inevitabilmente spazio a profonde riflessioni.