Stivalaccio Teatro in “Buffoni all’inferno” il divertente spettacolo sul palco di Chiasso



La storia che arriva sul palcoscenico di Chiasso racconta di quando Belzebù, con profonda saggezza, offre uno sconto di pena alle anime di tre buffoni, per tornare a fare ciò che in vita gli riusciva meglio: intrattenere.
La compagnia Stivalaccio Teatro torna a Chiasso con un nuovo testo – spassoso – capace di condurre indietro di secoli alla riscoperta della figura del buffone, che ha poi saputo trasformarsi e farsi arte. Lo sfondo è quello dell’inferno, declinato naturalmente nella sua forma più divertente.
Lo spettacolo proposto domenica 2 febbraio alle ore 17 dal Cinema Teatro è reso possibile grazie al Dicastero Attività culturali del Comune di Chiasso, con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino-Fondo Swisslos e di AGE SA. Si ringrazia l’Associazione Amici del Cinema Teatro. Entrata offerta agli abbonati alla Stagione teatrale 2024-2025 (è necessaria la prenotazione), per i non abbonati ingresso a 25 CHF
Si tratta non solo di un ben recitato lavoro teatrale, ma anche di un tuffo letterario dentro fonti linguistiche ormai assai poco praticate e che invece rendono lo spettacolo adattissimo ad un pubblico ampio. Profondità delle lande desolate dell’inferno. Un tranquillo ed eterno giorno di torture strazianti. D’un tratto si leva un latrare sguaiato, sono i diavoli di malebranche che corrono da una parte all’altra alla ricerca del loro Re: il terribile Satana. Sulle rive dello Stige sono giunte millemila anime, così, d’un tratto, portate all’altro mondo da una fulminante peste bubbonica, vaiolica, assassina e vigliacca. L’Ade è di colpo intasato e Minosse, impietoso giudice delle anime, è costretto a fare i salti immortali per esaminare le colpe di tutti. Le operazioni vanno a rilento, gli spiriti protestano, insorgono, volano insulti e qualche brutta bestemmia. Belzebù, con profonda saggezza, offre uno sconto di pena alle anime di tre buffoni, Zuan Polo, Domenico Tagliacalze e Pietro Gonnella per tornare a fare ciò che in vita gli riusciva meglio: intrattenere. Lo spettacolo ripesca dall’antica arte del buffone, l’intrattenitore per antonomasia, il più devoto cultore dello sghignazzo.
Da che mondo è mondo i Comici sono spaventati quanto attratti dall’Inferno. Non c’è niente da fare, l’Averno è la destinazione finale per chi è pronto a tutto per strappare una risata. L’inferno e tutti i suoi sulfurei carcerieri sono alla base della tradizione popolare e dei racconti dei cantastorie. Esso racchiude al suo interno l’alto e il basso, il tragico e il grottesco. Ce ne consegna immortale esempio l’Alighieri quando quel suo diavolo Barbariccia, nel canto XXI, diede l’avanti marsc’ con quel suono dal basso ventre, o meglio: “del cul fatto trombetta”. E di esempi ce ne sarebbero a bizzeffe, senza nemmeno il bisogno di scomodare il diavolo Alichino, padre della celeberrima maschera dal vestito variopinto.
Ho provato ad indagare, tra il tardo medioevo e il rinascimento, qualche esempio di racconti infernali, libelli basso corporei dal sentore mefitico. I fablieux francesi ne sono ricolmi, uno su tutti “Il peto del villano”, racconto faceto su un povero spirito demoniaco vittima dei miasmi di un contadino malsano. Sempre a proposito di morte la tradizione orale in Italia racconta di alcuni momenti carnevaleschi dove si usava recitare il paradossale testamento del porco e, perché no, di numerosi altri animali da cortile, ascoltati in pubblica piazza prima di diventare portata principale del martedì grasso. Ma di storie, novelle, cantari e stornelli ce ne sono e ce ne sarebbero molti.
A narrare questi episodi sono tre attori o meglio buffoni, comici, reietti, gente disposta a tutto per portare il riso. Lo faranno servendosi dell’arte buffonesca, quella maestria quattrocentesca che partorì poi la grande tradizione dei comici dell’Arte. Strambe figure, novelline, travestimenti grotteschi, cantari bislacchi, maschere demoniache e improvvisazioni oscene saranno alla base de Buffoni all’Inferno, un decamerone buffo e tragico.
Matteo Cremon, Michele Mori e Stefano Rota, interpreti d’esperienza, da anni proiettati verso il teatro popolare, la commedia dell’arte, il gioco più puro del teatro, hanno accettato la sfida di scavare tra testi, racconti dimenticati e tradizioni folkloristiche, alla ricerca nientemeno che del cuore dell’inferno. Marco Zoppello

domenica 2 febbraio ore 17.00
Cinema Teatro Chiasso
Stivalaccio Teatro in
Buffoni all’inferno
con Matteo Cremon, Michele Mori, Stefano Rota
soggetto originale e regia Marco Zoppello
assistente regia Alvise Romanzini
scenografia Matteo Pozzobon e Roberto Maria Macchi
maschere e carabattole Stefano Perocco
costumi Lauretta Salvagnin
disegno luci Matteo Pozzobon
musiche originali Ilaria Fantin
produzione Stivalaccio Teatro
BIGLIETTI E PREVENDITA
posto unico CHF/Euro 25.-
È possibile acquistare i biglietti su www.ticketcorner.ch
La biglietteria del Cinema Teatro è aperta da mercoledì a venerdì dalle ore 17.00 alle 19.30, il sabato dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.30.
Tel.: +041 (0)58 122 42 78 – e-mail: cassa.teatro@chiasso.ch