Dopo 50anni torna al cinema “Picnic ad Hanging Rock” di Peter Weir
Un gruppo di ragazze scompare apparentemente senza motivo durante una gita fuori porta organizzata dal loro collegio nel film capolavoro di Peter Weir
Giovedì 6 febbraio alle 21 lo Spazio Gloria di Via Varesina, 72 a Como, programma l’ultimo film restaurato per il progetto della Cineteca di Bologna Il Cinema Ritrovato: Picnic ad Hanging Rock il film capolavoro del regista australiano Peter Weir
In occasione del 50° anniversario la versione proposta in lingua originale con sottotitoli in italiano, è la director’s cut, restaurata in 4K, durata 109 minuti.
Estetica vittoriana, tensioni quasi horror, un plot misterioso come pochi altri, un mix unico di fiaba e modernità, memorie ancestrali e sfida alle convenzioni sociali. Picnic ad Hanging Rock è il film che che ha lanciato Peter Weir e ha fatto scoprire al mondo il cinema australiano: un film fatto di atmosfere sospese e perturbanti, di una natura abbagliante e misteriosa, di un’inquietudine indicibile sapientemente costruita attraverso immagini e colonna sonora.
“Abbiamo lavorato molto duramente per creare un ritmo allucinato e ipnotico, così da far perdere la consapevolezza degli eventi. Ho fatto tutto quello che potevo per ipnotizzare lo spettatore e tenerlo lontano da ogni possibile spiegazione” ha raccontato Peter Weir a proposito del suo film tratto dall’omonimo romanzo di Joan Lindsay.
Il giorno di San Valentino del 1900, la direttrice di un collegio femminile Miss Appleyard organizza una gita fuori porta per le sue studentesse sulla formazione vulcanica nota come Hanging Rock. Durante la giornata, un piccolo gruppo di ragazze scompare senza lasciare traccia scuotendo la quiete della scuola, che organizza più spedizioni al luogo dove sono state viste l’ultima volta per recuperarle e capire le ragioni del gesto commesso.
“Quel che più stupisce – scriveva all’epoca dell’uscita del film il critico Guido Fink –, in un film basato sul vuoto, sull’assenza e la deliberata cancellazioneè la ricchezza quantitativa di segni, di chiavi che il film stesso dissemina, quasi a illuderci di volerci portare nel cuore del labirinto. La violenza latente, in questo film che è anzitutto uno studio sulla repressione, minaccia di esplodere quando il reale non offre più alcun segno, alcun appiglio, come la superficie scabra di Hanging Rock: sarà la scena in cui il sergente, avvertendo l’atmosfera di linciaggio incipiente, rimanda a casa i passanti, o quella in cui Irma, l’unica superstite, ritorna a scuola, e per il suo silenzio viene aggredita dalle altre nella palestra. Al contrario, culmine e cuore segreto della vicenda saranno le scene in cui il ragazzo inglese, Mark, si reca sulla montagna per cercare anche lui le ragazze, e lascia labili segnali del suo passaggio, come nella fiaba di Pollicino, per poi trasmettere segretamente, nel pugno serrato, un segno privilegiato all’amico Albert: un frammento di pizzo dal vestito di Irma”.