La voce delle “Ragazze di convitto” nel nuovo libro di Yvonne Pesenti Salazar

Una pagina della Storia dimenticata apre tre nuovi appuntamenti della rassegna “Aspettando Parolario” che si svolgeranno a Como nel mese di febbraio 2025 al Teatro Sociale e presso la Libreria Feltrinelli di via Cesare Cantù 17.
Nel primo incontro della nuova rassegna di “Aspettando Parolario”, mercoledì 12 febbraio alle 18, nel Foyer del Teatro Sociale sarà protagonista l’emigrazione femminile, un capitolo poco conosciuto della nostra storia ma ancora capace di intercettare interesse attraverso i ricordi delle vicende che hanno coinvolto tante famiglie.
Tra le molte che vanno raccontate, particolare importanza riveste quella scritta da Yvonne Pesenti Salazar nel volume Ragazze di convitto. Emigrazione femminile e convitti industriali in Svizzera (Armando Dadò Editore, 2024).
Il libro ci accompagna a conoscere giovani donne, spesso poco più che adolescenti, che fra la fine del 1800 e la metà del secolo scorso partirono dalle province di Como, Valtellina, Bergamo, dal nord Italia e dalle valli italofone dei Grigioni. Il loro viaggio le portò lontane da casa, nelle fabbriche tessili della Svizzera tedesca, dove per anni vissero nei convitti per operaie, sotto la custodia di religiose.
Poiché queste lavoratrici erano minorenni e sarebbero dovute rimanere lontane dalle loro abitazioni, furono alloggiate in grandi strutture, note come Arbeiterinnen-Heim. La gestione dei convitti era affidata a congregazioni religiose, attraverso un conveniente sodalizio durato oltre un secolo fra imprenditori e Chiesa cattolica, situazione che univa il paternalismo aziendale all’assistenzialismo religioso. Le strutture, però, nonostante le finalità filantropiche dichiarate, si rivelarono delle vere e proprie strutture di internamento: le giovani operaie vivevano in isolamento totale, prive di autonomia e sottoposte a rigidi regimi disciplinari. Questo come garanzia alle famiglie, da parte degli industriali, che le ragazze sarebbero state poste in una condizione protetta.
In quegli anni l’industria tessile svizzera, che ha dato il via all’industrializzazione del paese, aveva bisogno di forza lavoro qualificata, a buon mercato e stanziale e, per carenza di manodopera interna dirottata su altre filiere, si trovò a doverla ricercare altrove; inizialmente in Ticino e poi nel nord Italia, in una società povera che investiva nei figli come forza lavoro.

Occuparsi di donne che non sono state protagoniste in campo giuridico, artistico, politico e sociale, donne che rappresentano i ceti subalterni della popolazione e quindi riscuotono meno interesse da parte dei ricercatori, non è semplice, e ha il merito di far emergere il coraggio, i sacrifici e i sogni che coloro che hanno vissuto nel silenzio per molto tempo.
Yvonne Pesenti, negli anni ’80, pubblicò il suo dottorato di ricerca che aveva per tema il lavoro femminile nell’industria svizzera degli anni a cavallo fra ’800 e ‘900, ricerca effettuata attraverso una vasta gamma di fonti e documenti storici, nonché testimonianze orali di alcune donne che vissero nei convitti nella prima metà del Novecento.
Nel corso delle ricerche per questo dottorato, la prima fonte che trovò fu la cartolina di una ragazzina ticinese di Ponte Tresa che, nel 1904, scrive disperata ai genitori.
“Sono qui prigioniera, venite a prendermi; ho mandato questa cartolina di nascosto dalle suore, non ce la faccio più”.
Seguendo tutta una serie di tracce Pesenti comprese che c’era una storia sommersa e dimenticata, dietro queste situazioni. La RSI, su sua proposta, ne fece un documentario che nel libro, attraverso un QR Code, si può visionare. Per il documentario furono rintracciate, attraverso i registri di fabbrica, le donne che erano state in convitto negli anni che andavano dal 1914 al 1945, e che fornirono le loro testimonianze, provocando un effetto volano che permise ad altre di mettersi in contatto con la redazione.
Dal racconto emerge un ampio quadro di persone che affrontarono la difficile esperienza di lasciare casa, famiglia e amici nella speranza di costruirsi un futuro che, nei luoghi dove vivevano, era precluso.
La ricerca di Yvonne Pesenti permette di ridare voce e visibilità a queste “Ragazze di convitto”, costrette a una vita di sfruttamento e reclusione, le cui fatiche hanno contribuito sia al benessere economico delle loro famiglie, sia alla prosperità dell’industria tessile svizzera. Vicende che appartengono a una memoria collettiva ancora viva e in grado di emozionarci e ci dicono, in termini sociali e culturali, qualcosa di più dei volumi di storia. Ma non solo; il libro, frutto di anni di ricerca e incontri, costituisce un approfondimento che va oltre il racconto storico e ci invita a riflettere sulle radici e sulle esperienze che ci hanno portato nel nuovo millennio.

Yvonne Pesenti Salazar ha conseguito il dottorato in storia all’Università di Zurigo. Dal 1994 al 1999 è stata responsabile della redazione di lingua italiana del Dizionario storico della Svizzera. Dal 1999 al 2017 ha diretto il Percento Culturale Migros Ticino. È stata vicepresidente della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia dal 1993 al 2005 e dal 2021 è presidente degli Archivi Donne Ticino. Da sempre interessata alla ricerca nell’ambito della storia delle donne, ha pubblicato: Beruf: Arbeiterin. Soziale Lage und gewerkschaftliche Organisation der erwerbstätigen Frauen aus der Unterschicht in der Schweiz (Zürich 1988) e Femminile plurale. Itinerari di storia delle donne in Svizzera dall’Ottocento a oggi (Lugano 1992).
Mercoledi 12 febbraio ore 18
Foyer del Teatro Sociale
Yvonne Pesenti Salazar presenta Ragazze di convitto. Emigrazione femminile e convitti industriali in Svizzera (Armando Dadò Editore, 2024)
in dialogo con Sara Cerrato
La rassegna “Aspettando Parolario” continuerà con i seguenti appuntamenti:
Giovedì 20 febbraio ore 18
Feltrinelli via Cesare Cantù 17 Como
Gianfranco Brevetto presenta “Facundo (o del provvisorio)”, Oligo editore, in dialogo con Vera Fisogni e Anna Danielon,
Giovedì 27 febbraio ore 18
Feltrinelli via Cesare Cantù 17 Como
Raul Montanari presenta “L’amore non è un arrocco”, Baldini+Castoldi, in dialogo con Rachele Marchegiani.
Sabrina Sigon