“La Madre di Eva”, Stefania Rocca porta al Sociale il romanzo di Silvia Ferreri
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Giovedì 20 febbraio, Stefania Rocca dirigerà e interpreterà una storia di contrasto generazionale e tematiche transgender
Giovedì 20 febbraio, alle 20.30, la Stagione PROSA OFF del Teatro Sociale di Como prosegue conLa madre di Eva, una produzione Stage Entertainment Enfi Teatro – Oraone Production, in cui Stefania Rocca, nel doppio ruolo di regista e interprete, parla del forte contrasto generazionale e delle tematiche transgender raccontate dal punto di vista di chi ne è direttamente coinvolto. In scena, i co-protagonisti Bryan Ceotto e Simon Sisti Ajmone, su musiche di Luca Maria Baldini e le scene di Gabriele Moreschi. Liberamente tratto dall’omonimo romanzo (NEO Edizioni) di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018, lo spettacolo ripercorre la storia di un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero e intende intraprendere un percorso di transizione per raggiungere finalmente la serenità.
Cinema, musica e teatro si fondono in un unico flusso di coscienza, quello di una madre che parla alla propria figlia Eva. Da sempre considerata una femmina, in realtà è un ragazzo, nato in un corpo femminile di cui si sente prigioniero, ora pronto a intraprendere un percorso di transizione per raggiungere finalmente la serenità. Eva è in sala operatoria. Nella sala d’attesa la madre ripercorre i sentieri della loro esistenza in un monologo sospeso tra immaginazione e realtà. In scena, il racconto delle tematiche transgender dal punto di vista di chi ne è fisicamente coinvolto e di chi, in quanto genitore, sente il dovere di proteggere i propri figli dalle discriminazioni spesso riservate a coloro che affrontano un percorso di transizione.
Uno spettacolo di raffinata eleganza e intensità emotiva accompagnato dalle penetranti composizioni musicali di Luca Maria Baldini. La rappresentazione teatrale, essendo di natura collettiva consente di sviluppare la capacità relazionale. La relazione con l’altro aiuta a rispondere agli interrogativi a cui da soli è difficile o impossibile dare una risposta. L’obiettivo del progetto è di portare in scena un dialogo tra generazioni che sta andando via via scemando e affrontare temi attuali quali l’identità di genere e inclusione.
(Ph. PGemelli)
«Come mio primo lavoro alla regia teatrale – ha spiegato Stefania Rocca – ho scelto di portare in scena un dramma classico eppure assolutamente attuale, quello della complessità del rapporto generazionale. Un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero intende intraprendere un percorso di transizione per raggiungere finalmente la serenità e di una madre che non vuole vedere, vede ma non comprende, non capisce ed alla fine accetta. Èuna storia senza tempo. Un conflitto generazionale e culturale, due linguaggi che usano parole simili ma con significati differenti come sempre succede tra generazioni diverse. Ho scelto di mettere in scena, oltre all’azione istantanea che avviene sul palcoscenico nel momento in cui la madre attende il compimento della transizione del* figli* all’esterno di una sala operatoria, una serie di contributi con immagini che appaiono e scompaiono dalla memoria senza soluzione di continuità a comporre quel puzzle emotivo di due esistenze antitetiche. Portando avanti questo progetto, ho incontrato tanti genitori e tanti ragazzi che stanno affrontando questo percorso, singolare e diverso per ognuno di loro. Alla fine,quando un conflitto si ricompone avviene ascoltando il linguaggio del cuore, il solo che ci consente di dare valore alle differenze. In fondo la bellezza è negli occhi di chi guarda».
Cosa significa abitare un corpo che si percepisce come estraneo? Cosa vuol dire essere madre? La difficoltà di vivere in un corpo che non riflette la propria identità è un’esperienza dolorosa e complessa per molte persone, una sfida, ma anche un invito a riflettere su quanto il corpo sia un territorio di resistenza e di liberazione. Essere madre, d’altro canto, rappresenta una trasformazione che va oltre la semplice dimensione biologica, segnando un passaggio fondamentale nel corpo e nell’identità. La maternità, infatti, non solo muta il corpo di una donna, ma ridefinisce anche i suoi ruoli, le sue relazioni e le sue aspettative rispetto alla società. La riflessione su questi temi diventa il perno centrale del nuovo appuntamento di Decostruiamola, la rassegna ideata da Donne della Porta Accanto e Fuorifuoco, che si arricchisce ancora una volta della partecipazione di Leggère Bookclub Como. L’incontro, previsto per giovedì 20 febbraio alle ore 18.30 nel Foyer del Teatro Sociale di Como, si sviluppa in un dialogo diretto con Stefania Rocca, che porterà al pubblico una riflessione profonda sul corpo, l’identità e la maternità. Rocca infatti è da sempre impegnata in progetti che esplorano la complessità delle relazioni umane e la ricchezza dei racconti al femminile e la sua esperienza diventerà un’occasione per dimostrare come letteratura e teatro possano divenire uno strumento di cambiamento sociale.
Biglietti disponibili online oppure presso la biglietteria del Teatro