Catturare l’istante: un viaggio nel cuore degli haiku

La bellezza degli haiku, la forma poetica breve capace di cogliere l’essenza di un istante, giovedì 6 marzo, alle ore 18.30, la Libreria La Ciurma di Viale Lecco
La poesia giapponese arriva a Como con un evento, organizzato dalla Casa della Poesia di Como ODV, dedicato alla bellezza degli haiku, la forma poetica breve capace di cogliere l’essenza di un istante. Giovedì 6 marzo, alle ore 18.30, laLibreria La Ciurma di Viale Lecco 83 ospiterà Diego Martina, scrittore, yamatologo e traduttore specializzato in letteratura giapponese, per un incontro che porterà il pubblico dentro il mondo affascinante di questa tradizione letteraria.
Un’occasione per scoprire la poesia giapponese, dallo Haiku tradizionale alla modernità di Tanikawa Shuntarō voce significativa della poesia giapponese, attraverso gli occhi di un esperto che in italiano ha già tradotto la raccolta di haiku “Chiodi Battuti” del poeta Akano Yotsuba*, pubblicata da IQdB e per conoscerete da vicino Tanikawa Shuntarō , attraverso un’anticipazione della sua raccolta “Alla donna” che uscirà per i tipi di IQdB e grazie al racconto di aneddoti e curiosità sulla sua vita e poetica.
Diego Martina accompagnerà il pubblico in un’immersione nel mondo degli Haiku, attraverso la lettura e il commento di alcune poesie in lingua originale e in traduzione italiana. Ad accompagnarlo nel dialogo ci sarà Riccardo Valsecchi, filosofo e socio de La Casa della Poesia di Como, mentre le letture saranno affidate alla voce di Jalisco Pineda Vázquez, poeta e socia della stessa associazione.

L’haiku è composto da tre versi di 5, 7 e 5 more (unità di suono simili alle sillabe), per un totale di 17 more, l’haiku cattura l’essenza di un momento, spesso legato alla natura o alle stagioni. Le radici dell’haiku risalgono al waka, una forma di poesia giapponese tradizionale. Successivamente, si sviluppò il renga, un componimento poetico a più mani, la cui strofa iniziale era chiamata hokku. Nel XVII secolo, il poeta Matsuo Bashō elevò l’hokku a forma poetica autonoma, focalizzandosi sulla contemplazione della natura e sulla semplicità espressiva. Fu però alla fine del XIX secolo che venne coniato il termine “haiku” per definire questa forma poetica indipendente.
L’haiku mira a evocare emozioni profonde attraverso immagini semplici, lasciando spazio all’interpretazione e alla riflessione del lettore, un famoso haiku di Bashō recita:
“Un vecchio stagno
Una rana si tuffa
Suono dell’acqua”
Questo componimento illustra come, con parole essenziali, si possa dipingere una scena vivida e suscitare una profonda contemplazione. L’haiku continua a influenzare poeti e appassionati in tutto il mondo, grazie alla sua capacità di catturare l’essenza dell’esperienza umana in pochi, scelti versi.
L’incontro rappresenta un’occasione unica per conoscere non solo la tecnica e la struttura degli haiku, ma anche per approfondire le storie e le emozioni che si celano dietro questi versi essenziali. Un’opportunità per comprendere come la poesia possa essere un ponte tra culture diverse e un mezzo per catturare l’istante nella sua più profonda essenza.
L’evento è organizzato in collaborazione con Festival Europa in Versi e i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, con il supporto della Libreria La Ciurma.
L’ingresso è libero e aperto a tutti gli appassionati di poesia e cultura giapponese.

Nel discorso tenuto durante la cerimonia di premiazione alla 34esima edizione del Premio Nuove Voci dello Haiku Moderno (現代俳句新人賞), il vincitore Akano Yotsuba (1977-) ha definito lo haiku «la forma poetica più bella dopo il silenzio», sottolineando con tali parole quanto la brevità (di fatto quasi prossima al silenzio) giochi in esso un ruolo fondamentale. Yotsuba non è certo il solo: già in passato, infatti, autori come Terayama Shūji avevano definito lo haiku «un ago», rintracciando nella brevità della forma la ragione della sua “puntura poetica”. Tuttavia, è proprio questa brevità concisa a essere talvolta considerata il limite intrinseco dello haiku, in quanto difficilmente ciò che è grande riesce a trovare spazio in ciò che è piccolo. Ma tale assunto – pure ipotizzabile a seconda dei casi – viene del tutto azzerato nei componimenti di Yotsuba, dove lo haiku non è più ciò che intende esprimere, quanto ciò che intende indicare. Proprio come nel celebre insegnamento Zen del dito che indica la luna, dunque, lo haiku si fa dito, e nel leggere i singoli componimenti c’è chi scorgerà la luna di volta in volta indicata e chi, per forza di cose, si fermerà a osservare il dito. (dall’introduzione di Diego Martina)