In libreria il saggio di Dario Malini che riguarda Como e la Grande Guerra

“L’odioso grigioverde e gli altri colori. La vicenda riscoperta di uno studente comasco alla Grande Guerra” parte dal ritrovamento delle lettere dal fronte di Attilio Allegri
E’ da poco in libreria il saggio “L’odioso grigioverde e gli altri colori. La vicenda riscoperta di uno studente comasco alla Grande Guerra” a cura di Dario Malini, Rhinoceros edizioni, 226 pagine con 83 illustrazioni.
La riscoperta delle lettere dal fronte di Attilio Allegri, studente comasco e militare della Grande Guerra, fa risuonare la voce di un ragazzo normale (uno tra gli innumerevoli di cui non s’è conservata la memoria) che in quel conflitto è stato scaraventato, obbligato suo malgrado «all’eleganza in grigioverde».
Centrale appare nel racconto che il giovane fa della sua esperienza di guerra e prigionia, lettera dopo lettera, la natia città di Como, dove abitava con la famiglia, in un appartamento sito al secondo piano di via Jacopo Rezia 10. Como rappresenta per Attilio il luogo degli affetti, l’unico in cui si senta davvero a casa: agognato nei momenti più difficili e dolorosi, ricercato attraverso la preferenza accordata ai concittadini, commilitoni o compagni di prigionia.
Il giovane, a partire dal mese di ottobre 1916, frequenta il corso per allievi caporali a Ferrara (la medesima Ferrara di guerra che De Chirico, di stanza pure lui nella città emiliana, raffigura nelle sue tele metafisiche) e poi quello per allievi ufficiali di complemento a Modena. Quindi, a partire dall’agosto 1917, lo aspetta il fronte isontino. Inquadrato nella Brigata Emilia, Attilio viene stanziato nella zona di Gorizia e poi nelle trincee di Salcano, sulle rive dell’Isonzo.

Pregnanti sono le sue riflessioni sulla battaglia di Caporetto, nel corso della ‹quale viene catturato dal nemico. La fase successiva della sua vicenda riguarda l’esperienza dolorosa della prigionia, segnata del freddo e dalla fame, nei lager di Harth presso Amstetten e di Braunau in Boemia. Di particolare interesse sono le pagine dedicate al momento della liberazione e al periodo postbellico, che molto ci dicono sul grado di consapevolezza del ragazzo intorno agli avvenimenti che porteranno l’Italia sotto il giogo di una dittatura.
Giunto finalmente il giorno del congedo, il 30 maggio 1920, il giovane può finalmente tornare a casa, e frequentare a tempo pieno la facoltà di chimica dell’università di Pavia, sino al momento della drammatica e paradossale evenienza che conclude tragicamente la sua vita: un improbabile incidente ferroviario avvenuto il 22 giugno 1921, che la «Provincia di Como» ha riferito diffusamente il giorno innanzi.
Così si conclude una testimonianza di sorprendente valore umano e letterario, che offre al lettore un percorso privilegiato per calarsi nella quotidianità dei soldati che dovettero prendere parte all’«inutile strage» che ha aperto la modernità.

Dario Malini vive a Lucca. Fondatore dell’associazione Arte Grande Guerra, che si occupa di recuperare e divulgare le testimonianze artistiche e letterarie disperse dei soldati della Prima guerra mondiale, è autore dei testi Il sorriso dell’obice (2011) e Taccuino di un nemico (2013), usciti con l’editore Mursia. Ha inoltre pubblicato, con Lavinia Dickinson edizioni, Il pane di Gadda (2022), prefazione di Antonio Gibelli; e, con ArteGrandeGuerra edizioni, Quella cosa grande (o fetente) che è la guerra (2015), diario di guerra di un ragazzo del ’99 e La Grande Guerra di Italo Svevo. La scoperta di una fonte letteraria ignota de «La coscienza di Zeno» (2018). Assieme alla storica dell’arte Carol Morganti ha curato i cataloghi d’arte 1914-1918: l’arte dispersa (2011), 1914-2014: la guerra invisibile (2014), Zona di guerra: il “locus terribilis” della modernità (2015) e Henri Desbarbieux: Verdun 1916 (2018). Ha collaborato, assieme a Laurent Chassaing e Carol Morganti, alla realizzazione del volume Valentine Rau, un’artista infermiera nella Grande Guerra (2022).