L’iniziativa, promossa a livello nazionale da Diabete Italia onlus e realizzata in collaborazione con la sezione comasca dell’Associazione Italiana Diabetici (FAND), mira a intercettare quelle persone che non sanno di essere diabetiche, farle entrare in contatto con le strutture territoriali che se ne occupano per una diagnosi precoce e per ridurre, così, eventuali complicanze con cure adeguate e suggerimenti su corretti stili di vita.
Il diabete mellito è una vera pandemia per il continuo aumento delle persone che ne sono affette (in Italia circa 4 milioni) e per le ingenti risorse che la malattia assorbe (pari a circa 9 miliardi/anno per i soli costi diretti soprattutto ospedalizzazioni, farmaci, assistenza). Inoltre, la malattia provoca, in molti casi, una scadente qualità della vita e forti ripercussioni sociali con una spesa per i costi indiretti (perdita di produttività, spesa a carico del sistema previdenziale per disabilità permanente, pensionamento anticipato ed anche perdita di produttività di chi assiste il paziente) di quasi 11 miliardi/anno. E’ pertanto fondamentale, per contenere costi sociali e assistenziali, una diagnosi precoce. E tuttavia, accanto ai casi noti di diabete (secondo i dati dell’Osservatorio ARNO 2015 la prevalenza del diabete è pari al 6,2%), secondo stime recenti, i casi di diabete misconosciuto sono il 20‐30% del totale (circa 1 milione di italiani). Si ritiene, infatti, che ogni 3 diabetici vi sia un soggetto che ha già sviluppato la malattia, ma non ne è a conoscenza, e che per ogni paziente con diabete noto vi sia un individuo che è ad alto ischio di svilupparlo perché presenta una ridotta tolleranza al glucosio o una glicemia a digiuno alterata.