“Plinio, l’anima di Leonardo” per scoprire il profondo legame tra due grandi della Storia

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Dal 1 ottobre al 2 dicembre
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Ingresso

Evento concluso

La mostra rivela per la prima volta a Como i numerosi riferimenti esistenti fra la Naturalis Hystoria e Leonardo, con i suoi scritti, studi e opere.

“Plinio, l’anima di Leonardo” per scoprire il profondo legame tra due grandi della Storia

Plinio il Vecchio e Leonardo da Vinci, due grandi della Storia, entrambi geniali seppur in modo differente, due giganti nella loro epoca. Ma, oltre al genio, alla curiosità per il mondo e ad un carattere indomito cosa accomuna il condottiero e scienziato dell’Impero Romano e l’artista e inventore del Rinascimento?

La mostra “Plinio, l’anima di Leonardo”, aperta fino a dicembre nello Studio d’Arte Solari  a Como, con un viaggio nella conoscenza e nell’arte, farà scoprire il profondo legame fra Leonardo da Vinci e Plinio il vecchio. Una mostra che si inserisce, con un taglio inedito, nel bimillenario della nascita del grande erudito comasco.  La sede è anche questa una novità: l’atelier del pittore e storico dell’arte Ernesto Solari, che organizza e cura l’evento,  in via Montegrappa 76 .

Plinio, l’anima di Leonardo” sarà aperta al pubblico fino al 2 dicembre col seguente orario: da Lunedì al Sabato 10,30/12,30-16/18,30. (Si consiglia la prenotazione, per gli esigui spazi, al 3392984261 o solariernesto76@gmail.com)

Il rapporto tra il genio vinciano e la Naturalis Historia è al centro della mostra. Leonardo si ispirò a Plinio, ebbe l’opportunità di vivere negli stessi luoghi e si rifece agli insegnamenti del grande comasco per le sue opere e per i suoi studi naturalistici. Leonardo fu attento lettore della Naturalis Historia, se ne trova traccia tra i primi scritti letterari fino al Codice Leicester. Plinio è fonte primordiale per Leonardo, già incluso nella breve lista di cinque libri stilata nel Codice Trivulziano (ca 1487).

Grazie al carattere letterario del volgarizzamento del Landino, l’enciclopedia di scienze naturali dell’antichità è ampiamente sfruttata nelle indagini sul «corpo della terra» e sulla potenza dell’acqua, nelle deduzioni sull’origine geologica del pianeta annotate nel Codice Leicester (1505-1506), fino alle estreme descrizioni dei Diluvi (1516 ca). Si tratta di una fonte d’ispirazione fondamentale che riaffiora per decenni nella scrittura di Leonardo, come miniera inesauribile di notizie fantastiche sul mondo animale (bestiario), sulle meraviglie della natura, nonché sulla follia umana.

Plinio esercita su Leonardo un fascino indiscusso quando narra di “miracoli” come fonti d’acqua dolce che spariscono come sifoni. Tali descrizioni si mescolano con l’esperienza diretta di Leonardo sul lago di Como, tanto ch’egli s’appunta due volte di andare a rileggere il passo “Della fonte Pliniana, Dell’acque dolce, che surgono infra l’acque salse”.

Un rapporto, quello tra Plinio e Leonardo, che abbraccia oltre all’ambito scientifico e naturalistico anche la storia dell’arte e l’arte stessa. Leonardo trae infatti da Plinio spunti importanti anche dal punto di vista storico/artistico e tecnico. Possiamo infatti considerare Plinio il primo storico dell’arte della storia: nella sua Naturalis Historia dedica alcuni importanti capitoli all’arte, considerata come uno dei possibili punti di vista da cui la natura può venire illustrata. Nel pensiero di Plinio il disegno corrispondeva a una forma di espressione primitiva, storicamente anteriore alla pittura, e da questa differenziata per una maggiore povertà di resa descrittiva, che le derivava dall’impiego di mezzi tecnici più semplici e sommari. Leonardo assimila questi concetti pliniani e scrive:” Il disegno è con il chiaroscuro parte della pittura, la quale è scienza”. Utilizzando il disegno il vinciano indagò il mondo della natura, soprattutto l’acqua, la botanica, la zoologia e il corpo umano. D’altra parte, la ricerca della perfezione e la curiosità per i fenomeni naturali, per gli artisti del rinascimento, aveva riferimenti lontani, appartenenti al mondo classico.

Gli insegnamenti di Plinio furono causa indiretta dei “fiaschi” leonardeschi Quando, nel 1503-04, Leonardo torna a Milano, la sua copia della Naturalis Historia rimane a Firenze e figura nel “ricordo de’ libri ch’io lascio serrati nel cassone”. Non sappiamo se in questa sua espressione vi sia un pizzico di ironia verso alcuni insegnamenti di Plinio che certamente segnarono in negativo il suo percorso artistico; potremmo addirittura affermare che alcuni fra i maggiori fallimenti di Leonardo, il Cenacolo e la Battaglia d’Anghiari, avvennero proprio grazie agli insegnamenti di Plinio che condizionò Leonardo anche dal punto di vista tecnico. Essendo il vinciano un grande sperimentatore, si ostinò in entrambi i casi a non usare l’affresco. Nel Cenacolo l’uso della tempera e secco abbinata all’uso di lacche non ha portato a risultati accettabili tant’è che dopo pochi giorni dalla conclusione il dipinto sembrava avvolto da una sottile nebbia prodotta dall’umidità della parete e dalle sue muffe. Un problema che ha richiesto innumerevoli interventi di rifacimenti e restauri che hanno minato l’esistenza di gran parte del dipinto. Nella Battaglia di Anghiari Leonardo tenta addirittura una spericolata sperimentazione che si rifaceva all’antichità, e che si considerava ormai perduta, di cui parlava Plinio nella sua enciclopedia, l’encausto. Prepara il fondo con una sostanza isolante che lui chiama “pece grecha per la pittura”, poi usa colori a olio mescolati con la cera fusa. Il colore steso sulla parete, infine, doveva essere fissato avvicinando una fonte di calore; al tempo di Plinio si usava un attrezzo di metallo incandescente chiamato cauterio, attrezzo che Leonardo non conosceva. Come sappiamo Leonardo pagò care le conseguenze di questa sua voglia di imparare sperimentando: al termine della realizzazione del suo dipinto a Palazzo Vecchio sostituì il cauterio con dei bracieri infuocati, ma il calore prodotto da questi era talmente forte che tutto il colore e la cera in esso presente iniziarono a sciogliersi ed a colare distruggendo in poche ore tutto il lavoro di settimane.

Altri aspetti e rivelazioni inedite della mostra Como e il Lario, Napoli e il Vesuvio, Ercolano e Pompei, sono luoghi della memoria pliniana, e l’eruzione del 79 d.C. che fu causa della morte del grande comasco sono certamente il perno dell’esposizione che contiene però anche alcune rivelazioni inedite che illuminano la conoscenza pliniana da parte di Leonardo.

La mostra “Plinio, l’anima di Leonardo” è anche incontro fra il reale e il virtuale, tutti avranno la possibilità di visualizzarne i contenuti attraverso i disegni e le opere di Solari e scaricare gratuitamente, grazie alla tecnologia (Qr), gli apparati didascalici e il catalogo.

Mostra Plinio, l\'anima di Leonardo